L’ambasciatrice Galan Castello presenta a Roma il progetto del suo governo: il 20% delle risorse petrolifere del paese non saranno estratte per ridurre l’impatto ambientale. Allo studio iniziative economiche alternative
ROMA – Per la prima volta nella storia del mondo industrializzato un paese ha deciso di lasciare una parte del petrolio estraibile sotto terra. Si tratta del progetto Yasuni-Itt che è stato presentato questa mattina in Italia durante il convegno sul clima organizzato dalla Focsiv. “Lasceremo sotto terra e quindi non estrarremo, il 20% delle riserve petrolifere del nostro paese, l’Ecuador. Il mancato sfruttamento dei campi petroliferi dell’Itt (846 milioni di barili di petrolio) eviterà la combustione del petrolio e quindi l’immissione nell’atmosfera di 407 tonnellate di CO2, per un valore complessivo sul mercato del carbonio di 11,7 miliardi di dollari”. Lo ha annunciato durante il convegno della Focsiv a Roma, Geoconda Galan Castello, ambasciatrice ecuadoriana.
In pratica si tratta di circa mille milioni di barili di petrolio crudo del campo petrolifero ITT (Ishpingo) Tiputini, Tambococha, il più importante del paese, ubicato nel Parco Nazionale e Riserva Mondiale di Biosfera Yasuní, nella zona amazzonica dell’Ecuador. La proposta fu annunciata la prima volta durante il discorso che pronunciò il Presidente Rafael Correa durante il Dialogo di Alto Livello sul Cambiamento Climatico del 62 Periodo di Sessioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 24 Settembre del 2007. L’ambasciatrice ha confermato oggi che l’iniziativa ecuadoriana eviterà la liberazione di milioni di tonnellate di CO2 all’atmosfera, contribuendo di questa maniera agli obiettivi globali di riduzione degli effetti negativi del cambiamento climatico, senza che l’Ecuador sia obbligato a ciò, e conserverà a perpetuità una delle regioni di maggiore biodiversità del mondo.
Negli ultimi anni .- ha spiegato l’ambasciatrice – i disastri attribuiti ai cambiamenti climatici sono costati la vita ad almeno tre milioni di persone in tutto il mondo, mentre 800 milioni sono state le persone che hanno subito danni per un valore superiore a 23 miliardi di dollari. Il 90% di tali danni ha riguardato i paesi in via di sviluppo. Galan Castello ha confermato che la decisione del suo paese di lasciare una parte del petrolio sotto i pozzi è una novità assoluta. Non era mai successo prima. “L’Ecuador – ha spiegato anche l’ambasciatrice – dove un terzo delle risorse economiche statali proviene dallo sfruttamento del greggio, ha deciso di lasciare sotto terra una parte importante delle sue riserve e di utilizzare questi introiti a favore del benessere di tutta l’umanità, invitando la comunità internazionale ad unirsi agli sforzi mediante una giusta compensazione per il sacrificio cui va incontro l’Ecuador, in modo che insieme possiamo creare le basi per una società più giusta”.
Geoconda Galan Castello, parlando davanti ai volontari della Focsiv e al pubblico presente alla presentazione della Campagna Target 2015, ha detto che le sfide contenute nell’ambizioso progetto Yasuni-Itt sono almeno sette: la prima sfida è relativa al mantenimento della diversità biologica; la seconda sfida riguarda il rispetto della condizione di isolamento volontario decisa autonomamente dalle due popolazioni indigene che vivono nei territori dove si sarebbe dovuto estrarre il petrolio;: la terza sfida riguarda la lotta alla povertà dei settori maggiormente vulnerabili; la quarta è la non contaminazione delle zone ad alto valore biologico; la quinta sfida è legata alla riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera; la sesta riguarda la riforestazione e la riduzione del tasso di deforestazione. Infine la settima sfida insita nel progetto di riduzione dell’estrazione del petrolio equadoregno riguarda la riduzione delle emissioni di CO2 nella produzione elettrica e nell’uso di energia nelle industrie e nelle case. In alternativa all’estrazione del petrolio ( o meglio di quella quantità data di petrolio) ora il governo dell’Ecuador è alla ricerca di risorse per avviare iniziative imprenditoriali alternative. (pan)