”Solo un tempo di recupero della persona con un progetto educativo fa cambiare la persona”: secondo l’associazione ”ogni detenuto deve avere il fine pena certo”
RIMINI – “L’ergastolo è incostituzionale perché l’art. 27 della nostra Costituzione recita così: le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. La rieducazione contiene in sé il principio di reinserimento sociale della persona. Senza reinserimento non c’è rieducazione”. E’ questo il commento della Comunità Papa Giovanni XXIII. “L’ergastolo in sé non ha senso, ogni detenuto deve avere il fine pena certo”, sottolinea l’associazione che attualmente ospita nelle sue strutture circa 250 detenuti in misure alternative che svolgono il programma terapeutico perché tossicodipendenti e circa 50 detenuti comuni che svolgono ugualmente un programma preciso e personalizzato all’interno di case famiglia o strutture più appropriate.
“La ventennale esperienza della nostra Comunità dimostra che solo un tempo di recupero della persona con un progetto educativo fa cambiare la persona interiormente e che il superamento dell’ergastolo è possibile. – spiega – La Comunità Papa Giovanni XXIII lotta per l’abolizione dell’ergastolo a fianco dei detenuti con un tempo di preghiera e digiuno e di sensibilizzazione delle realtà diocesane, di volontariato e dei mass-media. Lo Stato ha il diritto e il dovere di interpellare noi come Comunità Papa Giovanni XXIII e tutto il privato sociale, di sostenerlo in ogni modo affinchè dalla certezza della pena come risposta alla paura si possa giungere alla certezza del recupero come risposta adeguata ad una società sempre più violenta che si illude di vincere il male con il male”. L’associazione fa sapere che sta elaborando un progetto alternativo all’attuale sistema carcerario: “comunità educative per detenuti capaci di sdradicare sentimenti, atteggiamenti, azioni criminose e innestare una nuova mentalità in cui prevale la scelta alla vita”.