In tempi di crisi, la Chiesa cattolica ha bisogno di identità

Il Cardinale Grocholewsky al I Congresso Internazionale sull’Educazione Cattolica

di Inmaculada Álvarez
VALENCIA, martedì, 29 aprile 2008 (ZENIT.org).- “La Chiesa deve rispondere alla grande sfida che pone l’educazione in questo momento della Storia, deve disporsi ancora una volta a dare il suo contributo alla formazione della persona umana”, ha affermato questo lunedì il Cardinale Zenon Grocholewsky all’apertura del I Congresso Internazionale sull’Educazione Cattolica, in svolgimento all’Università Cattolica di Valencia.

Per il prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, l’istruzione non è un compito accessorio, ma “fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa”, per la quale “la missione educativa è parte del suo essere e della sua responsabilità di fronte all’umanità”.

In questi momenti in cui l’educazione è in crisi, “la scuola cattolica deve riaffermare la sua identità per poter affrontare queste sfide” e “deve orientarsi come una missione condivisa tra laici e religiosi, in comunione”, ha aggiunto.

Gli agenti educativi, la scuola e la famiglia, “attraversano oggi una forte crisi” di fronte alla quale “bisogna dare una risposta”. Secondo il Cardinale, i tre criteri fondamentali su cui si deve basare l’educazione cattolica sono l’“interesse per la persona umana”, la centralità di Cristo e il “sensus ecclesiae”.

La sfida dell’individualismo

Alcuni dei fattori che hanno provocato la crisi attuale dell’educazione sono, secondo il Cardinal Grocholewsky, “il secolarismo crescente nella vita pubblica e il forte impulso dell’individualismo, che danneggiano la società e generano un forte scetticismo nei confronti della verità, separandola totalmente dalla fede”.

“Quella che viene pregiudicata da questa visione individualista è la dimensione spirituale della persona, l’anima dell’uomo. Si limita la ragione umana al sapere che si può dimostrare empiricamente, ma lascia l’uomo senza capacità di rispondere alle grandi sfide dell’esistenza”.

A livello religioso, questo individualismo “si traduce in un eclettismo, in una specie di ‘religione alla carta’ che non lascia spazio alla conversione né all’incontro della persone con Cristo”, aggiunge.

Secondo il porporato, la Chiesa cattolica deve più che mai “portare gli alunni alla ricerca della verità integrale dell’essere. Portare qualcuno alla verità è un atto di carità intellettuale”.

Interculturalità

Un’altra delle sfide che l’educazione deve affrontare attualmente è quella dell’interculturalità: “il pluralismo religioso non è in sé negativo, né per l’evangelizzazione né per l’educazione, ma comporta un rischio: quello dell’indifferentismo religioso, quello di considerare tutte le religioni uguali”.

“L’allora Cardinale Ratzinger, in uno dei suoi libri, invitava i cattolici a resistere a questo egualitarismo: se tutte le religioni sono uguali, l’evangelizzazione è una forma di imperialismo di alcune sulle altre. Ma se in Cristo è stata donata all’uomo la grazia della salvezza, allora l’evangelizzazione è un dovere”.

In questo contesto, segnala il Cardinale, l’educazione cattolica “deve superare il dramma della rottura tra il Vangelo e la cultura: all’accettazione della multiculturalità e alla non esclusione delle persone per la loro appartenenza culturale e religiosa deve seguire il superamento tenendo conto delle aspirazioni al bene, alla giustizia, alla verità e all’amore presenti in tutte le culture”.

Laicismo

Il Cardinale ha parlato anche della necessità di rispondere all’ideologia del laicismo, che vuole escludere la religione dall’ambito pubblico.

“La laicità, intesa come la legittima autonomia delle cose temporali, è buona e necessaria, e i credenti devono promuoverla. Il laicismo come ideologia, tuttavia, presuppone una forte ostilità contro qualsiasi forma di rilevanza politica e culturale della religione”.

Questa ideologia, ha ricordato il Cardinale, “non è neutrale, ma nega la trascendenza, è una credenza imposta che non rispetta la coscienza delle persone”, ma comporta “la riduzione dell’educazione agli aspetti tecnici mentre la persona nella sua integrità passa in secondo piano”.

In questo stato di cose, l’educazione “diventa un altro elemento del mercato consumistico. Un’educazione frammentata, ambigua e nella quale i valori fondamentali della persona sono offuscati”.

Educazione ai valori

Di fronte a questo, l’educazione cattolica “deve formare la persona nella sua integrità, perché sappia usare il suo sapere per fare il bene. L’educazione non deve rispondere solo al come, ma anche al perché e al ‘a quale scopo’”.

In questo senso, Grocholewsky ha considerato che un’altra sfida è “l’influenza dei mezzi di comunicazione, il loro potere di creare modelli e imporre categorie. Questa influenza è arrivata a sostituire la famiglia nella trasmissione dei valori. Sottoposti alle ideologie e agli interessi del mercato, lungi dal formare meglio le persone, le trasformano in soggetti passivi al servizio di interessi concreti”.

L’educazione ai valori “è necessaria perché l’aspetto morale prevalga su quello economico. Bisogna educare i giovani alla giustizia, all’amore, al sacrificio, al dominio di sé. Come diceva Giovanni Paolo II, l’educazione consiste nel far sì che l’uomo sia sempre più uomo, che i giovani crescano dall’interno”.

“L’educazione cattolica – ha concluso il Cardinale – deve cercare la maturazione della coscienza morale che permetta ai giovani di essere critici su ciò che li circonda, perché possano smascherare le ideologie che oggi schiavizzano l’uomo”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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