Libro bianco

La presentazione di Sacconi

Presentazione di Maurizio Sacconi, ministro della salute, lavoro e politiche sociali.

Nelle prossime settimane approfondiremo il contenuto.

La composizione in un unico Ministero delle funzioni di indirizzo politico in materia di lavoro, salute e inclusione sociale ha rappresentato una opportunità irripetibile per ricondurre a una visione integrata l’insieme di prestazioni e servizi – pubblici e privati – che devono concorrere alla vita buona dei cittadini nel contesto necessario di una società attiva. 

È una strada già tracciata in ambito europeo. Il Libro Bianco della Commissione Europea sulla salute ha ampiamente evidenziato lo stretto legame tra salute e prosperità economica. Mentre è nella Strategia di Lisbona che rinveniamo l’idea della società attiva che risulta funzionale a obiettivi tanto di competitività quanto di inclusione sociale.

Promuovere la salute consente di ridurre la povertà, l’emarginazione e il disagio sociale e anche di incrementare la produttività del lavoro, i tassi di occupazione, la crescita complessiva della economia. Allo stesso modo, un aumento della qualità del lavoro e delle occasioni di impiego per un arco di vita più lungo, così come un contesto favorevole alla occupabilità e alla mobilità sociale, qualunque sia il punto di partenza di ciascuno, si traducono in maggiore salute e benessere psico-fisico.

Nel coordinare il gruppo di lavoro che ha concorso alla redazione di questo Libro Bianco mi sono avvalso dei consistenti materiali prodotti dalla consultazione avviata lo scorso anno, con la pubblicazione del Libro Verde sul modello sociale, secondo una prassi ricorrente nella Unione ma nuova in Italia. Ad essa hanno preso parte oltre mille soggetti tra istituzioni, organizzazioni rappresentative di interessi e di valori, singoli cittadini che qui intendo ringraziare. Il testo prodotto è largamente debitore del loro prezioso contributo.

Come già il Libro Verde, anche il Libro Bianco è dedicato ai giovani e alle loro famiglie. La dedica vuole essere sostanziale, non formale, perché un rinnovato modello sociale orientato a promuovere l’autosufficienza di ciascuna persona, di tutte le persone, è essenziale per ricostruire la fiducia nel futuro.

Il primo valore che ci deve guidare in questa sfida è la centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni relazionali: la famiglia, quale luogo delle relazioni affettive; il lavoro, quale espressione di un progetto di vita; la comunità e il territorio, quali ambiti di relazioni solidali.

Da questo valore discende la tesi di un Welfare delle opportunità e delle responsabilità, che si rivolge alla persona nella sua integralità, destinato progressivamente a sostituire il modello attuale di tipo prevalentemente risarcitorio. Un Welfare che interviene in anticipo, con una offerta personalizzata e differenziata, rispetto al formarsi del bisogno e che sa stimolare comportamenti e stili di vita responsabili e, per questo, utili a sé e agli altri.

Un modello sociale così definito si realizza non solo attraverso le funzioni pubbliche, ma anche riconoscendo, in sussidiarietà, il valore della famiglia, della impresa profittevole e non, come di tutti i corpi intermedi che concorrono a fare comunità.

Esso potrà offrire migliori prospettive soprattutto ai giovani e alle donne, oggi penalizzati da una società bloccata e incapace di valorizzare tutto il proprio capitale umano. Così come sarà maggiormente idoneo a intervenire su situazioni di solitudine ed emarginazione, con particolare attenzione alle persone più anziane e ai diversamente abili.

Il principio di una vita buona ha le sue radici in una vita attiva, nella quale il lavoro, valorizzato in tutte le sue forme ed espressioni, non sia una maledizione o, peggio, una attesa delusa, ma costituisca fin da subito nel ciclo di vita, la base della autonomia sociale delle persone e delle famiglie. Nella società della vita buona la dimensione personale e la dimensione sociale sono simultaneamente perseguite in modo da non trascurare i diversi aspetti costitutivi della esperienza elementare dell’uomo: la salute, il lavoro, gli affetti e il riposo.

Questa visione vuole essere la risposta a ogni forma di egoismo corporativo e alle ricorrenti propensioni a favorire il declino della società da parte di coloro che – viziati da culture nichiliste – sembrano avere smarrito il senso stesso della vita. Il destino di un popolo è positivamente perseguito solo se nei più prevale l’idea vitale della ricerca della felicità e la coscienza che il desiderio di realizzazione di ciascuno si compie nella dimensione comunitaria.

L’attenzione ai meriti e ai bisogni delle persone potrà consentire di meglio coniugare le esigenze della sostenibilità con quelle della equità. Rinnovate politiche per lo sviluppo sociale non sono rivolte al solo obiettivo di una più equa distribuzione della ricchezza, ma risultano funzionali esse stesse a una maggiore capacità di crescita della nostra economia perché riducono il bisogno, alimentano la qualità del capitale umano, stimolano la mobilità sociale, determinano nuovi lavori.

Il territorio è la dimensione idonea per l’attuazione della politiche coerenti con questo Libro Bianco perché è in questo ambito che le istituzioni, le organizzazioni non profittevoli, le associazioni rappresentative dei lavoratori e degli imprenditori prossime alle persone possono integrarsi in modo efficiente e costruiscono soluzioni efficaci ai fini tanto dello sviluppo locale quanto della giustizia sociale.

La spesa sociale si dovrà confrontare con la ricchezza disponibile anche in relazione ai vincoli indotti dalle esigenze di stabilità della Unione e ai problemi connessi al collocamento del grande debito pubblico accumulato. La costruzione del nuovo modello dovrà pertanto proporsi la ricerca di percorsi virtuosi di protezione sociale idonei a garantirne, in termini di crescita e sviluppo, la piena sostenibilità.

Ciò appare tanto più necessario in un Paese come il nostro profondamente diviso tra Nord e Sud nei livelli di quantità e qualità delle prestazioni sociali come nei tassi di attività della sua popolazione.

Siamo ben consapevoli che il processo di rinnovamento del sistema sociale italiano non potrà essere né breve né lineare. La stessa crisi internazionale in atto impone il rinvio di molti dei cambiamenti qui ipotizzati e, in taluni casi, soluzioni incongruenti con essi.

Anche per questa ragione il Libro Bianco si limita intenzionalmente alla declinazione dei valori e della visione del nuovo modello sociale con l’auspicio di offrire obiettivi largamente condivisi rispetto ai quali si dovrà esercitare la legittima dialettica tra i diversi soggetti istituzionali, politici e sociali circa i tempi e i modi del percorso di riforma.

Il programma di legislatura per la transizione dal vecchio al nuovo modello sarà successivo, e inevitabilmente espressione del Governo e della sua maggioranza parlamentare, ancorché aperto al dialogo sociale e al confronto costruttivo con l’opposizione.

Al rinnovamento interno deve peraltro corrispondere un convinto impegno nella dimensione internazionale. Il processo di liberalizzazione degli scambi commerciali deve essere accompagnato dal riconoscimento universale di alcuni diritti fondamentali della persona in modo che sviluppo economico e dimensione sociale procedano ovunque di pari passo.

La stessa ricostruzione delle condizioni di stabilità della economia globale non può non considerare l’evoluzione degli indicatori della sostenibilità sociale ai fini della ricostruzione del circolo della fiducia. Ovunque nel mondo si afferma ora la convinzione per cui una regolata economia di mercato si deve integrare con la migliore attenzione ai criteri della coesione sociale.

Si affermano diffusamente i criteri della economia sociale di mercato, quale sola prospettiva che consente di far coesistere, all’interno del medesimo sistema, efficienza e giustizia sociale.
Per questa ragione, i Ministri del Welfare dei quattordici Paesi industrializzati e delle economie emergenti, riuniti a Roma dalla Presidenza italiana della sessione G8 nel primo Social Summit dopo la tempesta finanziaria, hanno all’unisono affermato: People first!

Le persone prima di tutto, nei provvedimenti anticrisi e nella costruzione del nuovo Welfare. Le persone fine ultimo di ogni azione politica e valore fondamentale nella società che verrà dopo la crisi.

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