Roma – “Si tratta di misure discriminatoria che non hanno una giustificazione, una vera e propria vessazione razziale che possono anche sollevare, se approvate, una questione di legittimita’ costituzionale”. Cosi’ Marco Paggi, consigliere direttivo dell’Asgi, Associazione studi giuridici sull’immigrazione, in merito all’ emendamento della Lega Nord al dl anti-crisi (che han ottenuto il parere favorevole del governo) che obbliga gli immigrati che aprono una partita Iva a fare una fideiussione di 10 mila euro e che prevede una tassa di 50 euro per il rinnovo del permesso di soggiorno.
“La proposta dei 50 euro di tassa e’ una sorta di anticipo a quella di 200 euro prevista nel ddl 773 per il rinnovo del permesso di soggiorno- spiega Paggi- e se a questa si aggiungono i 70 euro di spesa previsti dal kit postale e’ evidente che si tratta di una misura discriminatoria che non ha una giustificazione. Ora- aggiunge- spero che questa tassa non venga istituita anche per i cittadini comunitari e i loro familiari perche’ in questo caso sarebbe in contrasto anche con le norme comunitarie”. Per Paggi “non c’e’ una giustificazione plausibile per mettere una tassa che si aggiunge alle spese amministrative per il rilascio del permesso di soggiorno e il fatto che si vogliano destinare queste somme ai Comuni- sottolinea- rende il tutto ancora di piu’ ingiustificato e discriminatorio, una vera e propria vessazione razziale”.
Anche per la fidejussione vale lo stesso giudizio di “misura discriminatoria” e lo stesso rischio di incostituzionalita’ secondo Marco Paggi, consigliere direttivo dell’Asgi, Associazione studi giuridici sull’immigrazione. “Non si puo’ presumere a priori un’inaffidabilita’ ed un’insolvenza dell’imprenditore extracomunitario- spiega Paggi- visto che se apre una partita Iva ha gia’ tutto quello che serve per lavorare alla luce del sole. Senza contare- aggiunge- che la dimensione raggiunta dall’imprenditoria straniera e’ ormai tale da essere apprezzata anche dagli organismi di categoria”.
Per l’avvocato Asgi “l’impatto economico di questa misura sarebbe palpabile”, e costituirebbe inoltre una violazione delle norme internazionali, “come la Convenzione dell’organizzazione internazionale- dice- del lavoro, che stabilisce il diritto alle pari opportunita’ anche per i lavoratori non salariati”. Certo, conclude Paggi, “queste proposte non vanno di certo nella direzione di una politica di integrazione e pacifica convivenza che si intende costruire”. (DIRE)
giusto, colpire finti imprenditori….
e non dico più nulla!