San Francesco

Per edificare la società civile

Dal messaggio di Angelo Scola, patriarca di Venezia.

Francesco, patrono d’Italia

Dallo stile di vita di Francesco scaturisce il metodo per l’edificazione non solo della Chiesa, ma, con le debite distinzioni, di tutta la società civile. Un metodo sempre costruttivo, oggi così necessario in tutti gli ambiti dell’umana esistenza.

Anzitutto una compassione che sa chinarsi su ogni creatura, senza orgoglio né separazione. Una compassione sempre più solidale, nella verità, con tutta la debolezza presente nel mondo e anche nella Chiesa [«Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò» (Vangelo Mt 11,28)]. Una compassione sempre più legata al destino buono della creazione che, nel travaglio e nei gemiti del parto, si va lentamente compiendo. 

In secondo luogo un’indomabile apertura che sa far spazio alla libertà dell’altro, ma pienamente consapevole e responsabile della propria fisionomia (pensiamo all’incontro col Sultano).

In terzo luogo un’instancabile azione di pace, nella coscienza chiara che la sua origine viene da Dio. L’Italia, ma il mondo intero, ha sete di questo stile di vita che fu di Francesco. Tocca a noi praticarlo, a cominciare da chi tra noi è chiamato a pubblica responsabilità nella Chiesa e nella società.

Sono passati quasi settant’anni da quel 4 ottobre 1939 in cui Pio XII proclamò San Francesco Patrono d’Italia, dando inizio a questa feconda tradizione a cui la nostra Regione partecipa ormai per la quarta volta.

Allora, anche sul nostro Paese, si stavano addensando i bagliori di un tragico conflitto mondiale, ma gravido di incognite è anche il momento presente. Lo avverte ognuno di noi. E lo percepiamo tutti insieme come popolo italiano. Per questo siamo qui. La lampada che arde presso la tomba del Poverello, grazie al dono dell’olio, sarà come una preghiera continua. Per tutti.

Cosa Chiediamo al Signore per l’intercessione di San Francesco? Ripetiamo dal profondo del cuore l’invocazione che ha concluso l’accensione della lampada: «Fa’o Francesco che il popolo italiano, fedele alle radici cristiane, vivendo in comunione e fraternità, concorra con l’Europa al progresso dell’umanità, per il bene e la pace di tutti»

10 thoughts on “San Francesco

  1. Adesso che si parla di panico delle borse- si può fare un respiro di sollievo che il mondo avrà meno cose da spreccare. Questo a San Francesco le avrebbe piaciuto, sono sicura.

  2. Cristiani per servire
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    Il Presidente
    All’individuo persona, in condizioni psico-fisiche, competono diritti e tutele?

    Ricevo questa lettera, ennesima sul tema “malattia mentale” e ritrascrivo:
    gentilissimo, io e la mia famiglia da circa un anno viviamo nell’angoscia perché non riusciamo a far curare mio nipote ( di anni 36).Tutto è iniziato a causa di un insensato “innamoramento” per una ragazza che all’inizio sembrava ricambiare i suoi sentimenti ma, come spesso accade, con l’andare del tempo questi sentimenti non sono più ricambiati.
    Il ragazzo per ben due volte tenta il suicidio e viene ricoverato presso il dipartimento di salute mentale di un paese vicino al nostro. Le cure che gli vengono somministrate in ospedale e poi a casa durano per circa 15 giorni perché, mio nipote, rifiuta qualsiasi trattamento farmaceutico.
    Così proviamo a convincerlo a parlare con un psicologo, ma invano. Lui è sempre più fissato : pedina la ragazza notte e girono, diventa violento con la famiglia ( più volte percuote sia la madre che il padre), piange e implora la ragazza di non lasciarlo minacciando il suicidio. Nessuno di noi riesce a convincerlo a curarsi neppure i carabinieri che più volte siamo costretti a chiamare a causa della violenza subita dalla sua famiglia.Cosa fare per aiutarlo.Grazie.Rosetta.

    L’interpretazione di questa lettera indurebbe ad esprimere molte parole, che non potrebbero portare a dare un aiuto alla firmataria, ma ho scelto questa lettera, fra le tante, per evidenziare quanto andiamo dicendo da moltissimi anni : le Istituzioni sono disinteressate al grave ed urgente disagio sociale costituito da questa “malattia”.

    L’individuo-persona, in condizioni di una complessa realtà psico-fisica, ha una sua priorità di richiedere il diritto a vivere in mezzo agli altri, dove è molto importante il poter esercitare diritti e tutele che non possono essere estromessi a causa di una acuta sofferenza o da una condizione sociale restrittiva.
    Questo è stato il motivo conduttore ispirato dal Prof. Basaglia (padre della legge 180) che ha voluto porre fine, giustamente, alla istituzione manicomiale, sanzionando che il malato di mente è un malato da curare e non da segregare e che il “manicomio” non è una struttura di cura, ma una istituzione da abbattere.
    Che il “manicomio” non sia stato un luogo di cura così come era strutturato l’ospedale psichiatrico è ormai conosciuto da tutti, anche se in atto, continua sotto varie forme l’istituzione manicomiale ( ad esempio i “residui manicomiali” ospitati nelle aree dei vecchi “manicomi”, i presidi ospedalieri psichiatrici privati, i “reclusi” negli ospedali psichiatrici giudiziari e quelli relegati nelle famiglie, come nel caso della situazione descritta dalla Sig.a Rosetta nella lettera).
    Una vera vergogna, inammissibile in un Paese che attenziona e tutela, anche se giustamente, gli animali domestici, ponendo l’uomo al di sotto dell’etica civile, del disinteresse, ritenedolo un soggetto di serie b, un oggetto da buttare, un esiliato senza fine, lasciandolo nella solitudine.!
    E’ necessario, comunque, valutare che non tutte le colpe devono essere addebitate a quelle “mura manicomiali”, dove le condizioni dei degenti non erano supportate da strutture e da servizi rispondenti alle necessità, ma da chi le gestiva, mentre continue erano le violazioni alle normative ed ai diritti degli stessi “ospiti” perpetrate in maniera persistente.
    Ripensiamo, perché abbiamo visto personalmente ( a Cogoleto, a Genova-Quarto, a Roma-S.Maria della Pietà), alle condizioni igienico-sanitarie alquanto precarie dei degenti, “legati” ai letti di contenzione, “rivestiti” dalle camicie di forza, “immessi” nella promiscuità, “destinatari” di psicofarmaci specie “retard”, “sottoposti” all’uso ed abuso della terapia dell’elettroshock, della lobotomia, “dimoranti” nei grandi stanzoni dove erano ammassati i degenti, “confortati” dalla musica che fuoriusciva dagli altoparlanti ed a quanto ha imperversato nelle “buie camerette punitive” dove vivevano molte persone in condizioni disumane…!
    Poi…: la legge 180, “voluta” dal Prof. Franco Basaglia, vietò la costruzione di nuovi “manicomi” decretando la progressiva chiusura di quelli esistenti, istituendo, pochi ancora oggi, Reparti di Psichiatria all’interno degli ospedali generali, prevedendo ricoveri coatti solo per i casi eccezionali e per periodi minimi previsti dalla legge (7gg.) ed avviando i Servizi di Salute Mentale alternativi al “manicomio”.
    Una svolta storica nell’assistenza psichiatrica che riconosciamo giusta, ma insufficiente a cancellare l’attribuzione della pericolosità del “pazzo”, del “mentecatto”, del “matto” e del suo internamento, con la convinzione del suo recupero(?) sociale !
    Fino a quel momento si era verificato un fatto d’inciviltà, di repressione, di segregazione, un periodo nero e buio della storia sociale italiana e della medicina psichiatrica.
    Poi umanizzando la metodologia e sostituendo alla gestione “violenta” quella di una legge più “confacente” a riconoscere al “soggetto malato” diritti umanitari, questa “legge” è rimasta priva del Regolamento d’Applicazione.
    Ma c’è da domandarsi, a fronte di quanti “esaltano quella legge” :
    1.) perché nessuno ha ricercato le responsabilità di quelle drammatiche ed incivili situazioni?
    2.) perché nessuno, ancora oggi interviene a far luce su quei “periodi”in cui vivevano, o vivono tutt’ora persone negli ospedali psichiatrici privati, in quelli giudiziari o nelle carceri ? Una vera vergogna!
    3.) perché poche voci si levano a difesa di questi “cenerentoli della sanità” o “desaparecidos della nostra civiltà” che continuano ad essere ignorati ?
    4.) perché il “problema” è ritenuto esautorato dalle Istituzioni?
    5.) perché “quanti” dovrebbero rappresentare le necessità di questi sofferenti e delle loro famiglie tacciono? (forse… come nella celebre canzone : “finché la barca và ” lasciala andare ?).
    Abbiamo sempre espresso perplessità sulla immediatezza della chiusura degli ex-ospedali psichiatrici, (stranamente “aperti” ancora oggi quelli privati, mentre per i giudiziari resta mancata l’adeguamento alla normativa civile, “istituzione” in contrasto con la legge 180 e addirittura con i dettami costituzionali.), senza provvedere ad attuare adeguate strutture intermedie ed alternative limitandosi ad offrire soluzioni precarie in quasi tutte le Regioni.
    Infatti le Opere Caritative Cattoliche, (tipo don Orione, don Guanella, Caritas od altro ) non proprio specificatamente “attrezzati” hanno accolto parte dei dismittendi, alcuni sono rientrati nelle famiglie d’origine, altri sono stati “scaraventati” nelle strade, altri sono morti perché non sopportavano il loro nuovo status vivendi, mentre nelle altre famiglie sono rimasti quelli estromessi dalla legge basagliana.
    A fronte dei tristi episodi, come la lettera ci ha bene evidenziato, che avvengono quasi ogni giorno dettati da menti psichicamente instabili, è ormai evidente quanto sia delicata e pericolosa la sindrome delle turbe psichiche non solo nei già colpiti, ma aumentano a ritmo vertiginoso a livello sociale anche fra i giovani, specie gli adolescenti, comportamento ad alto rischio in cui tendono a commettere l’errore di associare il consumo di sostanze psicoattive o di induzioni pericolosissime al suicidio o all’omicidio.
    Ribadiamo, da ben 14 anni, quanto sempre affermiamo : finché le Istituzioni non offriranno e garantiranno strutture atte ed adatte alle diagnosi, alle cure, alle terapie, agli inserimenti sociali (eventuali) di questi “ desaparecidos della n/s civiltà”, fin quando non verranno riconosciuti di fatto i diritti e le tutele loro spettanti, la nostra Associazione sarà in trincea per far valere a voce alta e forte queste motivazioni e necessità che costituiscono una direttrice fondamentale rispondente a criteri di civiltà, di umanità e di solidarietà.
    “Cogito ergo sum” (penso, dunque sono) amava ripetere il filosofo francese René Descartes, meglio conosciuto come Cartesio, identificando la centralità della vita dell’uomo per la sua maggiore capacità di ragionare, che oggi sembra più orientarsi nella onda del “va bene così”, di pseudo “digiuni”, dell’”apprezzamento” dei cani e dei gatti, andando a cozzare con l’inutilità oltre che con la mancanza di seri obiettivi da parte della società, che dice di essere civile e solidaristica.
    Abbiamo un sistema sanitario troppo lento nell’aiutare persone affette da gravi forme di disagio psico-fisico e da un sistema sociale-legislativo troppo lontano dalla realtà.
    Dostojevskij diceva che una società va giudicata a seconda del trattamento che riserva ai malati di mente.

    Cara Signora Rosetta, purtroppo, ecco cosa possiamo solo fare : parole!!!.
    Previte
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  3. Cristiani per servire
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    Il Presidente
    Il “Punto di vista” del Commissario Europeo per i Diritti dell’Uomo.

    Scrive il dr.Thomas Hammarberg Commissario per Diritti Umani del Consiglio d’Europa nel “Punto di vista” pubblicato il 21 settembre 2009 a Strasburgo, “ nonostante i recenti progressi in materia di diritti umani, ancora oggi le persone con problemi mentali o disabilità intellettiva incontrano difficoltà nell’esercizio del proprio diritto di assumere decisioni che li riguardano”
    E richiamando le disposizioni della “Convenzione per i diritti delle persone con disabilità” dell’ONU, continua nell’affermare che “ la loro capacità giuridica è limitata , a volte ne sono addirittura privati”.
    Sollecita “l’adozione di politiche che garantiscono la piena capacità giuridica dell’individuo” e conclude “che le persone disabili siano messe al centro dei processi decisionali per la loro piena partecipazione nella società.”
    Prima di analizzare quanto ha pubblicato il Commissario Europeo per i Diritti Umani, è bene conoscere la differenzazione tra disabile e handicappato :
    1.) disabile è colui che è privato di una forza fisica ( esempio difficoltà nel superare le barriere etico-sociali ecc ) ;
    2.) handicappato è colui che ha uno svantaggio in partenza, una difficoltà psicologica, una menomazione o involuzione della mente ( esempio l’impedimento di esprimere quel processo e complesso di efficienza globale e continua, una inferiorità autonoma di volontà intellettiva congenita o acquisita) , così come ritenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
    A questo punto è necessario, per non dire superfluo, rilevare che l’handicappato psichico ha bisogno, come ogni altro paziente di cure mediche specifiche, di attrezzature ad alta tecnologia atte alla prevenzione, alla cura ed all’eventuale inserimento sociale e non di proposizioni lavorative, peraltro non di facile attuazione, come invece contempla l’articolo 27 della “Convenzione per i Diritti delle Persone con Disabilità”, la quale unitamente alla Costituzione Europea accomuna le due disabilità, mentre ci sarebbe netta distinzione tra l’una e l’altra.
    Quella evidente inferiorità psichica può portare a gravi conseguenze per la famiglia e per la società, se non si danno misure sanitarie-etico-sociali ad hoc, onde ridurre i rischi dell’esclusione sociale come anela la Convenzione stessa.
    Ci siamo sempre augurati che il Commissario Europeo per i Diritti Umani portasse un incremento e possibilità di intervento nel campo del disagio di patologie psichiche e che il Parlamento Europeo e la Commissione Europea all’unisono potessero all’epoca esaminare l’eventualità d’adeguamento comunitario utile ed atto alla riorganizzazione di questo vasto e grave settore di salute pubblica, ritenuto necessario ed urgente per aprire il cuore alla speranza delle famiglie di questi “malati” e dell’opinione pubblica che, anche in Europa, assume una rilevanza molto significativa.
    Il voler accomunare la persona con minorazioni fisiche a quella con menomazioni mentali, senza riconoscere la diversità (Preambolo lettera i) si attua un criterio che non rispetta la differenza della disabilità.
    Ci soffermiamo e cerchiamo di capire, attraverso una gentile risposta dal Commissario Europeo per i Diritti Umani in riferimento al “Punto di vista”, come può una persona handicappata mentale, fra le principali capacità giuridiche compiere :
    1.) “proprie scelte” che richiedono coesione di intelletto e responsabilità art.3/a;
    2.) “capacità giuridica” art 12/2
    3.) “controllare i propri affari finanziari ed avere uguale accesso a prestiti
    bancari, mutui ipotecari art.12/5
    4.) “ veste di testimoni” art.13/1 . 5.) “vivere in maniera indipendente” art.19
    6.) “piena capacità mentale” art.26/1
    7.) “ diritto di mantenersi attraverso il lavoro comprensivo ed accessibile art.27
    8.) “ contrarre matrimonio” art.23/a
    tutte “azioni” che necessitano consenso e volontà?
    Saranno recepite queste “osservazioni” che sono altrettanti punti di vista?
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  4. Cristiani per servire
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    Il Presidente
    Fermate la strage degli innocenti!

    Reiterati episodi di stupro o di violenze di diverso genere, anche di natura adolescenziale ed ancor più gravi su donne psichicamente instabili, ci lasciano sempre più sgomenti e disgustati.
    Fermare la strage degli innocenti spetta alle Istituzioni perché non si può colpevolizzare il “malato” che compie il gesto insano, tanto meno colui che lo subisce, vittime entrambi di quelle opportune normative che mancano o che in alternativa sono state forzatamente accantonate.
    Specialmente ora dopo gli “attentati” al Presidente Berlusconi ed al S. Padre nella Messa di Mezzanotte in S. Pietro, non riconoscere queste priorità significa non riconoscere la dignità umana.
    In una società violenta, come purtroppo tende la nostra Italia nella quale ci sentiamo stranieri nella nostra Patria, il rispetto della dignità dell’uomo rischia di eclissarsi sempre più soprattutto quella dell’uomo debole ed indifeso.
    Perché si sviluppi la giustizia, la solidarietà, l’amore verso il prossimo e per una migliore assistenza ai deboli, ai poveri ed agli “ultimi fra gli ultimi” come sono i malati mentali i “desaparecido della nostra cultura e civiltà”, urge l’intervento delle Istituzioni.
    Ma quest’ultime sono sorde e disinteressate.
    Invece di stare, come stanno, galli impettiti nel pollaio a beccarsi per un nonnulla, a trincerarsi dietro parole ipocrite, cerchino di distinguere le necessità “pubbliche” da quelle di natura “personale”.
    La gestione della sanità pubblica per il delicato ambito psichiatrico, non è stata fra le migliori attività, anzi ha creato difficoltà, delusione, disorientamento e sconcerto nelle famiglie di questi “infelici” della nostra società.
    Ancora una volta, ci porta a considerare ed esprimere tutto il dissenso, il rammarico per il marcato disinteresse della politica, che continua nelle inutili litigiosità piuttosto che volgere lo sguardo verso il mondo della sofferenza psico-fisica.
    Ormai è inutile il “grido” dell’emergenza, che si può constatare quasi ogni giorno, “grido” dettato da episodi nei quali la vita umana viene calpestata da menti perverse, ma sicuramente psichicamente instabili e bisognose di cure!
    Cosa ci aspettiamo dalla politica? Tutto e niente!
    In questa ottica il n/s grazie vivo e sincero lo vogliamo indirizzare ai Vescovi ed al S.Padre Benedetto XVI°.
    E’ una “voce”, una “parola” una “proposta”che non lascia alcun dubbio, perché “i valori della vita non possono essere decisi dalle mode o dalla politica” ( Udienza Generale del Papa- Piazza S.Pietro 17 ottobre 2007)
    Il richiamo del Magistero della Chiesa nella “18° Giornata del Malato” del prossimo 11 febbraio ci rammenta quali cristiani e buoni samaritani, che la vita umana – anche quella malata- deve trovare in noi una accoglienza ed una difesa nella tutela della salute, in quanto non devono esistere emarginazioni,
    Abbiamo la speranza che questo Paese non traghetti verso una cultura dell’egoismo sfrenato, del gelo sempre più emergente e dell’indifferenza da un “sistema” che si va affermando autonomo e svincolato da ogni rapporto con il Creatore e con la legge sociale, quest’ultima che spesso considera la persona umana “un oggetto da buttare”.
    Come pare avvenga a Roma e nel Lazio dove 1.200 ricoverati in RSA verranno dimessi entro il 31 dicembre perché il bilancio non consente più il ricovero.
    Ora, pare, viene di “moda” l’abbandono del “paziente”,( sia esso disabile-in età avanzata-in stato di agonia) dimettendolo anzi tempo dalle strutture nosocomiali senza una adeguata protezione in nome del supremo concetto economico, che non ho dubbi in pratica, se vero questo andazzo, una forma camuffata di eutanasia “fuori” da qualsiasi regola.
    Il Parlamento quando ci darà una risposta alla nostra Petizione dove abbiamo chiesto la verità ?
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  5. Cristiani per servire
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    Il Presidente
    La sicurezza mancata, come a Papa Ratzingher ed all’On.Berlusconi !-

    Combattere la “violenza” contro i malati psichici, migliorare il “controllo”delle malattie mentali, attivare intense “ricerche”scientifico-farmacologiche, “rispettare” la dignità umana, sarebbero auspicabili obiettivi che una società moderna come l’Italia dovrebbe intensificare per la promozione e la prevenzione di questa sempre più crescente malattia sociale.
    Dostojevskij diceva che una società va giudicata a seconda del trattamento che riserva ai malati di mente.
    Oggi abbiamo una sanità malata ed in completa trasformazione e questo si deduce da quanto ci dicono i mass media nel “narrare” che persone entrate nel pronto soccorso dei n/s ospedali, pare, vengono dimesse, a volte senza ulteriori accertamenti, in quanto esse hanno un loro costo economico.
    Lo stesso dicasi che tagli di bilancio sanitario potrebbero essere utilizzati nel limitare, in nome del risparmio il diritto alla vita ed alla salute dei cittadini disumanizzando il rapporto sociale, senza tener conto che sono ben 32 anni che l’opinione pubblica e le famiglie dei malati psichici attendono una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica.
    L’incidente accaduto durante la processione di ingresso per la celebrazione della S. Messa nella Basilica di S. Pietro, quando Susanna Maiolo, affetta da disturbi psichici, si è “gettata” su Benedetto XVI° dopo aver scavalcato le barriere di sicurezza ed il gravissimo attentato in Piazza Duomo a Milano contro il Presidente del Consiglio dei Ministri Onorevole Silvio Berlusconi, che ha prodotto gravissime ferite, sono esempi di una “situazione” uguale e da considerarsi “prioritaria” nelle politiche per la salute.
    Sono due aspetti dello stesso problema :
    1.) il dovere imperioso dell’assistenza ai malati psichici ;
    2.) il diritto di farsi assistere.
    Oggi, pare, sovrasti nella società italiana il pericolo di limitare il diritto alla vita ed alla salute di cittadini italiani considerati malati cronici, e consentirne l’accesso nelle cure solo a coloro considerati malati acuti, od in giovane età, destinatari di risorse economiche pubbliche.
    Questo è un aspetto, se tale, doloroso e drammatico che viene “offerto” impunemente, che chiamo “budget del ricoverato”, una autentica eutanasia, e non solo, contro persone indifese!
    Una omissione di soccorso che abbiamo “denunciato” in una Petizione al Parlamento Italiano!
    Signori Presidenti del Parlamento Italiano a quando la risposta per far conoscere la verità???
    E’solo da accertare se nelle leggi finanziarie nelle ripartizioni delle spese sostenute dalle Regioni e nelle convenzioni stipulate con ospedali pubblici e privati la parola d’ordine sia quella di spendere meno, restringendo i tempi di degenza per fasce d’età ed in qualunque condizione di salute si trovi il “paziente”, ma resta gravissimo se applicato a disabili, in tarda età ed in condizioni di fine vita come, pare, stia succedendo nelle corsie dei n/s ospedali.
    Questa non buona distribuzione delle risorse oggi, se vera, è sintomo di una grave ed inaccettabile contraddizione che sta provocando un giusto malessere e gravissime ricadute nel rapporto Stato-cittadini, poiché il disagio, non proviene perché mancano risorse, ma da una sanità che è malata, perché il n/s Paese sta diventando e vive il periodo in cui si semina l’ipocrisia con una solidarietà di facciata, di disinformazione che resta lontana nel tempo e nei fatti.
    Auspichiamo che questi cittadini non siano “maltrattati” nella loro solitudine, nella loro sofferenza, non siano ghettizzati o negato un diritto, ma siano sostenuti dalle Istituzioni non con le parole, ma con i fatti.
    Anche se in questo momento si evidenzia una situazione sempre più confusa, di litigiosità politica, spesso incomprensibile e di difficile “lettura” da parte della gente, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri Onorevole Silvio Berlusconi è possibile che quanto Le è successo, che poteva capitare ad ogni cittadino, come al Santo Padre, non abbia insegnato nulla a Lei ed alle Istituzioni Legislative ?
    Attendiamo, senza acredine e fuori da ogni considerazione politica, una Sua risposta!
    Previte
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  6. Cristiani per servire
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    Il Presidente
    Prevenzione, disability, handicap, riabilitazione, dopodinoi, sono tematiche che riguardano i soggetti deboli e svantaggiati.
    Come sono considerati dall’Ente Pubblico ?

    I termini :
    a.) “ prevenzione” , significa azione atta a prevenire il manifestarsi di danni fisici o psichici ;
    b.) “disability” , in generale significa condizione di persona che presenta menomazioni e gravità nella sfera motoria od anche parziale forza fisica funzionale od infermità, dove in quel corpo sofferente è possibile riconoscere un segno che incarna il dolore, evoca fragilità che denuncia il limite di condizione umana ;
    c.) “handicap”, si riferisce a persona che ha ricevuto uno svantaggio iniziale, una manifesta inferiorità, un ostacolo interno od esterno che impedisce di manifestare il massimo della potenzialità;
    d.) “riabilitazione”, è una successione di procedimenti, fatti od operazioni di reintegrazione in un diritto od in una funzione;
    e.) “dopodinoi”, l’incertezza del dopo la morte di colui/ei che sostiene il peso dell’assistenza ;

    sono quanto modestamente ed in breve ho cercato di esporre nell’ interpretare queste tematiche, che riguardano soggetti ritenuti deboli e svantaggiati, fra cui “spicca” il malato psichico, spesso all’ordine del giorno della cronaca dei mass media.

    Le molte promesse alla solidarietà sociale, in special modo psichica, da parte delle Istituzioni non hanno data una opportuna risposta alle necessità prioritarie degli stessi e delle loro famiglie. Solo parole, parole, parole!

    La politica, campione assoluto dell’ipocrisia, che al mattino “dice” ed alla sera “disdice”, deve in concreto tramutare con i fatti quella pseudo solidarietà, di cui sopra, che spesso “conclama”, mentre le Istituzioni devono uscire “fuori dall’ombra”!

    La “vicinanza” alla disabilità, quale termine solidaristico di tutti i Governi, non deve essere, ripeto, di sole “parole” che riguardano l’aspetto dei problemi di vita sociale delle persone, ma anche quella della difesa della dignità umana, dell’uomo sofferente, dell’individuo in difficoltà, del più debole, del più bisognoso e dei più svantaggiati come vengono descritti nel Preambolo della Costituzione Europea e non considerare sempre queste persone “morti sociali od inutili pesi “.

    Non basta più de-istituzionalizzare ad esempio il mondo della sofferenza psichica, patologia largamente diffusa fra i giovani e gli adolescenti per una pseudo integrazione nella società civile, ma necessita restituire il rispetto del diritto non come “malato”, ma come “persona” da beneficiare di quelle norme, anche giuridiche, che da tempo aspettano invano.

    Ricordo che un Governo passato,”incapace”di prendere provvedimenti per queste “persone”, ha inserito tra i farmaci gratuiti gli antidepressivi.

    Un po’ poco per i sofferenti e soprattutto per le famiglie di questi diversamente abili!

    Al di là delle barriere architettoniche, ben più dure a cadere, sono le barriere intellettive che offendono tutti, abili e disabili, ritorcendosi contro chi le continua a porre in atto, mentre la comunità civile e le Istituzioni possono trovare su questo terreno argomenti di interesse comune, specie laddove le famiglie provate dalla disabilità in qualche suo componente, fatica a stare al passo con un mondo che sembra sfuggire.

    E’ fuori da ogni ragionevole dubbio che la fondamentale istituzione assistenziale è la famiglia, fulcro indispensabile e centrale della vita della società.

    Ma uno dei problemi più scottanti, più difficili e di maggior rilievo di questi n/s ultimi tempi che affliggono le famiglie di tutti i diversamente abili é l’incertezza del “dopo”, cioè del dopo la morte di colui/ei che sostiene il peso dell’assistenza, soprattutto per non avere ancora una ragionevole certezza e sicurezza sui vari tempi assistenziali che il proprio familiare malato dovrà affrontare.

    Ancora una volta desidero ricordare alle Istituzioni il “DOPODINOI”, molto importante ed atteso dalle famiglie dei diversamente abili. Si tratta di quell’eventuale costituzione di un Fondo Speciale Economico nel quale confluire quelle parti di patrimonio, risparmi o beni che in eredità andrebbero ai disabili superstiti, che un giorno resteranno soli, o provvedere con interventi economico-legislativi in favore di coloro che non possiedono niente ! E’ vero che la legislazione italiana prevede il curatore, il tutore, l’amministratore di sostegno che si assumono l’onere di amministrare i beni degli handicappati psico-fisici, ma se amministrati da un Ente Pubblico, quest’ultimo sarà sempre operante ed attivo garantendo una naturale continuità che la persona fisica non è in grado di farlo.

    Gentili Signori della Politica :questa è la vera drammatica situazione, necessaria, prioritaria e non più procastinabile !

    Ritornando al quotidiano, i farmaci non sono per certi versi una cura, perché a volte non intervengono nelle cause della “malattia” che non solo rimane inalterata, ma rischia di cronicizzare se non diagnosticata per tempo nelle sue forme più gravi . Ecco l’esigenza della ricerca scientifica( art.9 Costituzione Italiana) anche sulle malattie mentali, “argomento” assolutamente disatteso e fortemente ignorato dalla politica.

    Non facciamo politica per nessun e con nessuno! Ma siamo per la verità e per la giustizia!

    Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, è’ necessaria una legge-quadro nazionale di riforma per la malattia mentale, adeguata, efficace, chiara e libera da ogni ipocrisia inerente questo grave disagio sociale, che sosteniamo con le n/s Petizioni in Parlamento.

    Ancora una volta ci domandiamo e domandiamo: ma per i malati mentali dopo ben 32 anni di silenzi e disinteresse, perché nessun provvedimento legislativo è stato adottato per tutelare chi soffre di queste patologie ?

    Bene ha fatto il Governo con il Piano di Stabilità 2011 di verificare certi “finanziamenti” inutili ed inefficaci, ma dovrebbe avviare provvedimenti utili a “cose” concrete, specie quelle che dovrebbero facilitare il compito sempre più impegnativo di chi assume le responsabilità e le cure in quelle famiglie dove insistono questi diversamente abili !

    Ma la famiglia, che tutte le parti politiche si affannano di difendere, bene prezioso, risorsa insostituibile in un modello sociale che vogliamo vedere ancora con valori etici, è anche quella ( lo ricordo all’Onorevole Pier Ferdinando Casini) che continua a curare i membri disabili o svantaggiati, comunque quella che costituisce una barriera al dilagare di una cultura sterilmente individualistica, relativistica, silenziosa e sorda e che ci infonde in maniera eroica un grande largo immenso esempio di civiltà e di solidarietà cristiana e sociale !

    Ora nel contesto della regionalizzazione, la auspicata ed invocata legge-quadro nazionale, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri è intesa in modo che le singole Regioni possano indirizzarsi in maniera omogenea all’emanazione di norme legislative a quelle modalità sancite dall’art.117 della Costituzione Italiana in materia assistenza sanitaria, tra cui la salute mentale per quelli che necessitano ed abbisognano, più di altri, di promozione della loro dignità e dei loro diritti, e con meccanismi di perequazione per migliorare la qualità dei servizi uguali in tutte le Regioni, garantendo sicurezza ai cittadini.

    Non posso non ricordare le finalità pastorali ed etiche sociali che ci pervengono dai Vescovi, dalla Sede Apostolica con il Santo Padre Giovanni Paolo II° e Papa Ratzingher, con richiamo all’incremento d’intervento verso questa grave ed urgente patologia affinché “non venga meno lo spirito di solidarietà” e ”dove in molti Paesi non esiste ancora una legislazione in materia ed in altri manca una politica definita per la salute mentale”(Messaggio di Sua Santità Benedetto XVI per la XIV° Giornata Mondiale del Malato).

    Una parola di riconoscimento per il lavoro compiuto, và dato agli Istituti Religiosi Cattolici quali l’Opera don Orione, don Guanella, Fatebenefratelli ed altri, per la generosa ospitalità, peraltro essenziale, concessa da tempi remoti data la scarsità ricettiva pubblica.

    Ed altra citazione di gratitudine và data ai NAS dei Carabinieri, che con profonda professionalità e dedizione tesa ad una maggiore garanzia umanitaria e giuridica, sorvegliano le strutture e l’andamento gestionale nei centri ove sono ospitati anziani, disabili fisici, handicappati psichici.

    “Est modus in rebus” (c’è una misura nelle cose) : questo famoso detto di Orazio, insigne poeta latino, esprime l’ideale classico del giusto mezzo perché tutti, in special modo i giovani e gli adolescenti possano ottenere esempi di insegnamenti di vita dai “grandi”, dato che per il momento quella misura quel giusto equilibrio resta alquanto precario !

    Signor Presidente del Consiglio dei Ministri : la vogliamo chiamare disabilità, handicap, riabilitazione, ma è tematica sottovalutata dal mondo politico malgrado espressioni di pseudo solidarietà sociale, che poco garantisce coloro che possono difendersi di meno o che addirittura non possono affatto difendersi.

    Il mondo cattolico ( quello vero) e della sofferenza ( quello dei disabilitati) osserva con molta attenzione anche la urgentissima applicazione del DOPODINOI !

    Previte
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  7. Cristiani per servire
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    Il Presidente
    Santo Natale 2010.
    Capo d’Anno 2011.

    La politica “guardi” al Paese reale.

    Da qualche tempo assistiamo al ricorrere della parola “famiglia”, dove tutti vogliono difendere a parole o con pseudo interventi a sostegno, ma tutti hanno notato il grande silenzio e disinteresse nel non richiedere, fra altri, quei provvedimenti sulle famiglie dove insistono i diversamente abili.

    Questo tipo di famiglie, seriamente e socialmente ammalate, non necessitano di semplici parole consolatrici, ma di interventi legislativi ad alta protezione sociale.

    La famiglia italiana che si vuole affermare quale sviluppo di una cultura troppo spesso indirizzata contro ogni forma di vita sociale in favore di una nuova modalità dell’essere famiglia, resta ancora oggi salda e di continuazione tradizionale.

    E’ FAMIGLIA : quella che continua a mantenere oltre che la promessa di fedeltà dei coniugi, che si fa carico dei figli, che aiuta i propri genitori anziani, è anche FAMIGLIA quella dove vengono curati i propri membri disabili e dove gravano i problemi più scottanti e più difficili quali principalmente :

    a) il dopodinoi : a causa dell’ansia del domani dopo la morte di colui/colei che sostengono il peso dell’assistenza e che non possono avere una ragionevole certezza e sicurezza sui vari tempi assistenziali che il proprio familiare disabile dovrà affrontare;
    b) il deterioramento del potere di acquisto quotidiano, non certo salvabile mediamente con euro 256,67, importo mensile dell’assegno di assistenza, collegato con gli indicatori dell’inflazione costo-vita.

    Questi sono i problemi che necessitano priorità assoluta, se vogliamo essere una civiltà della filosofia realistica e della non discriminazione verso persone disabili che è contro ogni idealità.

    Purtroppo la famiglia nel suo insieme, oggi, è una risorsa ignorata dalla società , ma le Istituzioni devono far riemergere il ruolo fondamentale che ha nella comunità per il bene comune.

    Alle Istituzioni ed agli uomini di buona volontà : occorre dare una straordinaria e forte testimonianza del valore della famiglia, dimostrando di “capire” una realtà viva, vitale, con la capacità di “mobilitarsi” nel richiedere e dare il riconoscimento che compete ad una identità culturale e sociale della crescita individuale dei suoi componenti, nelle diverse espressioni e nel valorizzare all’unisono la loro dignità.

    Auguri fervidi di Buon Santo Natale e Felice Anno Nuovo.

    Previte.
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  8. \\\\ Cristiani per servire
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    Il Presidente
    Per il bene dell’Italia, per il bene della famiglia, per il bene comune.

    Ecco queste parole stanno invadendo il nostro quotidiano vivere e forse non ci resta che l’ironia, quale magra consolazione e via possibile contro l’imperare dei luoghi comuni e per cercare di frantumare il muro di silenzio e disinteresse di tutti, specie della politica verso la pseudo solidarietà.

    Ma cosa é il bene ? Cosa è il bene comune? Il bene si presume essere una condizione necessaria per lo sviluppo delle relazioni fra i popoli nel campo della questione sociale, del diritto, soprattutto dell’etica ed è un impegno che interpella ciascuno di noi su cui si gioca il destino del n/s Paese. Ma è il bene comune molto importante per riconoscere il n/s prossimo.

    Il n/s prossimo sono quelle persone che ci stanno accanto nel nostro vivere quotidiano, o che incontriamo nelle strade delle nostre città, dei nostri paesi, delle nostre borgate, ma lo sono soprattutto quanti sono “lontani” ed “emarginati”, specie quelli sofferenti e tutti coloro che una azione sociale e politica molto spesso dimentica quale palese ingiustizia.

    Ormai è invalsa la parola : per il bene dell’Italia, per il bene della famiglia, per il bene comune !

    Il vero nodo del problema, è la disattenzione, il disinteresse, il silenzio “rumoroso” delle n/s Istituzioni ed il profilo sociale del n/s Stato, che si definisce civile e democratico, ma non applica il principio sancito dall’art.32 della Costituzione nel quale tutti, in quanto esseri umani, abbiamo il diritto “al rispetto della persona umana”, ad una”vita dignitosa”.

    La solidarietà, parola magica usata a proposito o ad altra simile allocuzione, è fatta di azioni, non di sole parole ed il bene per il nostro prossimo ed il bene comune devono essere indirizzati verso la società, verso la gente e principalmente verso la famiglia, la quale non è considerata nell’insieme dei suoi componenti, specie quella che “vive” situazioni di abbandono.

    E’ famiglia, e lo ripeto fino alla noia, quella che continua a mantenere la promessa di fedeltà reciproca dei coniugi, quella che continua a farsi carico dei propri figli, quella che continua ad aiutare i propri genitori anziani, ma è anche famiglia quella che continua a curare i propri membri malati sia nel corpo che nella psiche.

    Per la persona-sofferente, a volte, si può notare in genere che il rispetto per gli animali (verso cui abbiamo la massima comprensione e benevolenza) supera l’interesse verso l’uomo, collocando i primi nella serie A ed il secondo nella serie B della considerazione e dell’etica sociale. Insistiamo affinché la politica consideri la dignità umana, anzi, che il bene verso ogni persona malata o non sia una priorità, come abbiamo insistito in una nota a margine della “Conferenza Nazionale sulla famiglia”svoltasi a Milano a Novembre 2010 voluta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le politiche della famiglia.

    La “vicinanza” nei confronti dei cittadini non deve solo soffermarsi nell’evidenziare l’aspetto dei problemi di vita, ma anche la difesa della dignità dell’uomo, anche di quello sofferente, della persona bisognosa, dove le iniziative non coordinate sono totalmente inefficaci e dove insiste la logica gattopardesca del cambiare tutto purché nulla muti.

    Guardando il volto affranto non di una sola madre, ma di molteplici madri, padri, figli, irradiate spesso dalla TV vittime delle irresponsabili folli vicende quotidiane, pensiamo di dover dire e ripetere la carenza di visualità della vita del prossimo e quella di ogni persona.

    Siamo nella civiltà che si dice figlia del progresso, figlia di una cultura illuminista, figlia del diritto positivo, figlia della democrazia che esalta la ragione slegata e libera dal giogo della dittatura, ma nel frattempo siamo nell’era della presunzione.

    Devo ricordare che spesso la Chiesa ed i suoi Vescovi sollevano la tematica del dolore umano, specie sul senso del dovere dei cristiani di farsene carico in qualunque situazione esso si presenti.

    Queste nostre modeste considerazioni, fuori da ogni riferimento politico, vorrebbero aprire un dialogo con chiarezza con le Istituzioni, con la politica, con il Governo affinché nessuno si senta offeso, ma chieda alla propria coscienza se ha dato risposte sbagliate a problemi veri, se per il bene dell’Italia, della famiglia. del bene comune è coerente con quanto dice e lo confessi a tutti, specie a quel mondo cattolico ( vero! e non politico), a quel mondo della sofferenza che è silenziosa, poiché tutti insieme possiamo portare il bene comune a tutti, senza sventolare la bandiera dell’ipocrisia, certi come noi che ci riteniamo fuori dal coro, ma accanto alle persone in difficoltà ed ai loro familiari.

    Previte
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  9. Cristiani per servire
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    Il Presidente
    “33° Giornata per la vita”.

    Il 6 febbraio 2011 la Chiesa ricorda la “33° Giornata per la vita”.

    Una certa parte del nostro tempo considera la persona umana pienamente autonoma e svincolata da ogni rapporto con la legge divina e con quella sociale, mentre l’uomo tende a porsi al centro dell’universo.

    Non possiamo non dimenticare il progressivo dissolversi dei valori morali che oltreché distruggere le famiglie ed i singoli, amareggia ed angoscia la società sviluppando la cultura egoistica del “non sentire” del “non vedere” del “non parlare”.

    Va aumentando la società violenta, il permissivismo smodato, il relativismo imperante tanto caro ad una certa parte della società dove spesso la cronaca in maniera, direi spietata, ci fa conoscere drammi che si consumano nella solitudine delle famiglie dove viene stroncata la vita umana.

    Bisogna difendere il valore della vita creando le condizioni, Signori della politica, perché si sviluppi l’agognata giustizia, perché s’intensifichi la solidarietà, perché si diffonda sempre più la solidarietà verso il prossimo, perché si rispetti la dignità dell’uomo oggi purtroppo poco valutata, quasi sostituendola con un delirio collettivo per gli animali.

    Negli Atti del Consiglio Europeo, il più importante Documento redatto negli ultimi anni la “ Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea” al capo 1°, art. 2°, 1° comma recita: ”Ogni individuo ha diritto alla vita”.

    L’uomo crede ancora nella vita? La risposta è positiva perché la vita è un dono di un Essere sopranaturale.

    Ma nella società violenta il rispetto dell’uomo è indifeso, perché il materialismo, il consumismo, l’edonismo e l’erotismo sfrenato e via dicendo, corrono e concorrono a formare un superficialità assoluta, un substrato privo di un fondamento morale che non ci stupisce più di tanto, ormai, ma amareggia il constatare una siffatta realtà sociale che in parte viene accettata.

    Tutti gli uomini di buona volontà, soprattutto noi cattolici, siamo interpellati dai Vescovi e dal Santo Padre a tener alta la coscienza della grandezza del carattere sacro e del valore della vita: di ogni vita !

    In ogni momento siamo chiamati a difenderla, come buoni “cavalieri del tempo”, creando le condizioni perché la famiglia resta sempre, come avverte spesso il Papa, il motore universale della società civile..

    Anche se insiste la cultura egoistica, ripeto, del “non vedere” del “non sentire” e del “non parlare” in un permissivismo davvero aberrante e soffocante, non bisogna perdere l’obiettivo del bene comune.

    Queste avversità non devono farci perdere il senso che il Dio della Vita , il Dio Creatore ci ha dato nel bene più prezioso: la vita per la continuazione dell’uomo!

    E con le parole del Beato Giovanni Paolo II° “ Andiamo avanti con speranza!”

    Previte
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  10. Cristiani per servire
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    Il Presidente
    Eventuale costituzione di un Fondo Speciale Economico (Dopodinoi).
    Un ricordo alle Istituzioni, specie, al Parlamento ed al Governo).

    E’ fuori di dubbio che la fondamentale istituzione assistenziale è la famiglia, il più importante “soggetto sociale”, fulcro indispensabile e centrale della vita della comunità.

    Ma uno dei problemi più scottanti, più difficili e di maggior rilievo di questi nostri ultimi tempi che affliggono le famiglie dei disabili ( li voglio ricordare : quali ciechi civili assoluti o parziali, invalidi civili totali o parziali, lavoratori con drepanocitosi, talassemici major, sordomuti, handicappati mentali, disabili fisici e chiedo scusa se ne trascuro “altri” ), dicevo, è l’incertezza del “dopo”, cioè del “dopo la morte” di colui/e che sostiene il peso dell’assistenza, soprattutto per non avere ancora una ragionevole sicurezza sui vari tempi assistenziali che il proprio familiare dovrà affrontare.

    Il “Dopodinoi” cioè gli interventi che si ritengono necessari per garantire l’assistenza ed il sostentamento ai soggetti privi di sostegno familiare e di autonomia a causa, anche, dei gravi handicap, è una “forma” che non è valutata sul piano socio-legislativo, ma da me sollecitata da lunghi anni ed in tutte le Petizioni presentate al Parlamento Italiano ed Europeo .

    Una norma del Regio Decreto n.6535 del 19.11.1889 imponeva alle Amministrazioni Comunali l’obbligo di provvedere al ricovero in istituti delle persone d’ambo i sessi inabilitate al lavoro con infermità croniche o con “difetti” psico-fisici e tali da non essere in grado di procacciarsi quanto era necessario alla loro assistenza ed esistenza. Questa normativa è stata inserita negli artt.154 e 155 del Regio Decreto n.773 del 18.6.1931, ripetitiva in toto di quanto sopra citato.

    Oggi questa “forma” di assistenza si è fatta sempre più necessaria, pressante, di piena attualità, ipotizzando nel caso di “ricovero di massa” in quello di “poche unità”: quali casa-famiglia, comunità alloggio od “altro” in grado di garantire parzialmente l’affetto familiare, ma con quella solidarietà che pur non trascurando l’ambito della normalità sappia dare quell’aiuto necessario per compensare il deficit di natura organica , motoria e sensoriale.

    Ma cosa è questo Fondo Speciale Economico ( Dopodinoi).

    In poche parole é un possibile Fondo nel quale confluire quelle parti di patrimonio, risparmi o beni che in eredità andrebbero ai diversamente abili che un giorno resteranno soli, costituendo una base di tranquillità per il futuro di questi “orfani”. Un “sistema di vita” che pur essendo, ripeto, extra familiare, si riveli idoneo ai bisogni assistenziali, soprattutto, a quelli esistenziali della persona, per non citare quelle provvidenze economiche sul “durante” che sono mediamente di euro 260,27 mensili. Una vera vergogna nel Bel Paese di corrotti e corruttori!

    Le famiglie di questi “desaparecidos della n/s civiltà” ambiscono e vogliono assicurarsi che i loro congiunti possono vivere in un contesto familiare e cioè in una casa-famiglia o in una comunità alloggio, od altro “coperti” da una tranquillità economica-

    E’ ovvio che per le persone indigenti e sempre cagionevoli di salute, naturalmente non in grado di provvedere alle proprie esigenze, occorre una prestazione di natura assistenziale da parte delle Istituzioni (Stato, Regioni, Provincie, Comuni).

    E’ vero che la legislazione italiana prevede il curatore, il tutore, l’amministratore di sostegno che si assumono l’onere di “amministrare” i beni del disabile, ma se amministrato da un Ente Pubblico ( come sostengo da moltissimi anni !), quest’ultimo sarà sempre operante ed attivo garantendo una naturale continuità che la persona fisica non è in grado di farlo.

    La nostra Associazione, ripeto, nelle Petizioni ha proposto ed inoltrato al Parlamento Italiano nonché a quello Europeo, la richiesta di un Fondo Speciale Economico (Dopodinoi), con quelle motivazioni di cui sopra citate.

    Il definire, poi, sostegni economici alle famiglie che si gravano dell’assistenza ai pazienti con handicap mentale o disabilità fisica, il Fondo Dopodinoi, l’inserimento lavorativo, il sostegno scolastico ed altro, sono temi che le Istituzioni dovrebbero affrontare in maniera efficace, decisiva e senza indugio, meglio che le inutili, qualunquistiche, relativistiche, egoistiche, quanto deleterie, baruffe politiche non degne di un Paese civile!

    Previte

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