La Commissione ha inviato pareri motivati all’Italia e ad altri 5 paesi sollecitandoli ad attuare la normativa dell’Ue che proibisce la discriminazione nell’accesso al lavoro e nell’occupazione.
BRUXELLES – La Commissione ha inviato oggi pareri motivati a sei paesi sollecitandoli ad attuare appieno la normativa dell’Ue che proibisce la discriminazione nell’accesso al lavoro e nell’occupazione a motivo del sesso (direttiva 2002/73/CE).
L’Austria, la Lituania, la Slovenia, l’Ungheria, l’Italia e Malta hanno due mesi di tempo per rispondere. In caso di mancata risposta, o se la loro risposta fosse insoddisfacente, la Commissione può decidere di adire la Corte di giustizia europea.
Vladimír Špidla, Commissario Ue responsabile per le pari opportunità, ha affermato: “Questa direttiva è essenziale per affrontare il problema della discriminazione di genere, un obiettivo importante dell’Unione europea. Tale direttiva è stata concordata all’unanimità dagli Stati membri ed è stata adottata nel 2002, ma le direttive dell’Ue non possono realizzare appieno le loro potenzialità se non sono recepite integralmente e correttamente nella normativa nazionale”.
In data odierna sei Stati membri che non hanno attuato correttamente la direttiva hanno ricevuto “pareri motivati”. Questo è il secondo passo della procedura d’infrazione. Tra i principali problemi riscontrati vi sono le definizioni di discriminazione diretta e indiretta, il diritto delle donne a un congedo di maternità e il funzionamento degli organismi preposti ad assicurare la parità.
All’inizio di quest’anno la Commissione ha inviato lettere di costituzione in mora a 22 Stati membri (Austria, Cipro, Repubblica ceca, Germania, Danimarca, Estonia, Grecia, Finlandia, Francia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Svezia, Slovenia, Slovacchia e Regno Unito). Le procedure contro Cipro e la Grecia sono già state archiviate.
Dopo aver analizzato le risposte degli Stati membri la Commissione ha riscontrato che Austria, Lituania, Slovenia, Ungheria, Italia e Malta non avevano attuato correttamente la direttiva. Dei pareri motivati analoghi sono stati inviati alla Finlandia e all’Estonia nel giugno 2008. Le analisi sono ancora in corso per quanto concerne gli altri Stati membri.