Il numero di arrivi di sudanesi in Europa rimane basso, ma nei primi due mesi del 2025 gli arrivi sono aumentati del 38% rispetto all’anno precedente.
I tagli profondi ai finanziamenti stanno facendo venir meno il sostegno cruciale ai rifugiati più vulnerabili del mondo, che ora sono a rischio ancora maggiore di abusi e povertà, e potrebbero essere costretti a tornare a casa in situazioni di scarsa sicurezza o di affrontare nuovi viaggi pericolosi. È quanto riferisce oggi l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati.
Due terzi dei rifugiati trovano sicurezza nei Paesi vicini, la maggior parte dei quali è povera di risorse. La riduzione dei finanziamenti sta colpendo più duramente questi rifugiati e le comunità che li ospitano, che sono già al limite. L’UNHCR può già vederne l’impatto, in quanto gli sforzi per stabilizzare e sostenere le popolazioni nei fragili Paesi ospitanti vengono ridimensionati o interrotti. Anche la prospettiva di soluzioni a lungo termine si allontana, complicando la gestione delle frontiere, aumentando i rischi di traffico e abuso e incoraggiando gli spostamenti successivi; il numero di morti in mare potrebbe aumentare.
Il cronico sottofinanziamento era già un problema: il piano di risposta umanitaria ai rifugiati provenienti da Sudan, Sud Sudan, Myanmar e Repubblica Democratica del Congo (RDC) erana in difficoltà anche prima degli attuali tagli. I programmi di prevenzione della violenza di genere sono stati finanziati solo per il 38% nel 2024 nell’ambito dei sei Piani regionali di risposta ai rifugiati. Ciò ha reso i rifugiati più vulnerabili alla violenza, allo sfruttamento e agli abusi, senza accesso all’assistenza legale, all’assistenza sanitaria e al sostegno economico.
Ci sono oltre 17,4 milioni di bambini rifugiati a rischio di violenza, abuso, sfruttamento, traffico o separazione dalle loro famiglie. Senza risposte tempestive e di qualità in materia di protezione dell’infanzia, vedremo conseguenze a lungo termine sul loro benessere e sul loro sviluppo. I bambini sono anche esposti a un rischio maggiore di abusi, matrimoni infantili e reclutamento da parte di gruppi armati.
Alcuni esempi:
– In Sud Sudan, il 75% degli spazi dell’UNHCR per donne e ragazze non offre più servizi, lasciando fino a 80.000 vittime di stupro o violenza senza cure mediche, assistenza legale e sostegno economico.
– Nella regione del Corno d’Africa orientale e dei Grandi Laghi, 1 milione di bambini vulnerabili, alcuni dei quali non accompagnati, sono a rischio di abusi e sfruttamento.
– 200.000 donne e bambini vulnerabili sono senza aiuto in Giordania, a causa della chiusura di 63 programmi umanitari che fornivano assistenza specializzata.
– I programmi di prevenzione della violenza contro le donne sono stati chiusi in Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Ciad, Camerun, Mali e Nigeria, con una ricaduta devastante sulle sopravvissute a violenze e stupri.
– In Angola, Mozambico e Zambia, i programmi per i sopravvissuti alla violenza di genere sono stati ridotti o interrotti, lasciando donne e bambini vulnerabili senza supporto psicosociale, assistenza legale o spazi sicuri. I tagli ai servizi in Malawi hanno limitato la capacità di identificare e assistere i bambini non accompagnati.
– In Mali, la registrazione biometrica di 19.800 richiedenti asilo è stata sospesa, negando loro il riconoscimento legale e l’accesso al lavoro o ai servizi pubblici.
La riduzione degli investimenti nei programmi basati sulle comunità e sui partner locali avrà ripercussioni sulle reti locali dell’UNHCR, incidendo sulla nostra capacità di portare avanti il lavoro di protezione, in particolare nelle emergenze. In Bangladesh, i programmi incentrati sulla leadership e sulla sicurezza delle donne sono stati parzialmente sospesi; 10 centri comunitari gestiti da donne hanno interrotto le attività, interessando 109.000 rifugiati e 32.000 cittadini.
Il supporto dell’UNHCR per la registrazione delle nascite nelle aree remote che ospitano i rifugiati nella RDC è stato fortemente ridotto, lasciando oltre l’85% dei 14.000 bambini rifugiati centrafricani e sud-sudanesi di età inferiore ai quattro anni a rischio di apolidia. In tutta l’Africa australe, la capacità dell’UNHCR di mantenere l’accesso all’asilo, garantire la documentazione e fornire protezione è compromessa.
Nella regione dell’Africa orientale e del Corno d’Africa e dei Grandi Laghi, 850.000 sfollati non riceveranno più un’assistenza legale fondamentale. In Colombia, la documentazione di oltre 500.000 venezuelani è a rischio. Senza identificazione, hanno difficoltà a stabilirsi, ad accedere all’assistenza sanitaria, all’istruzione e al lavoro, aumentando la loro vulnerabilità.
Nel frattempo, alcuni rifugiati potrebbero essere costretti a tornare a casa in condizioni pericolose, mentre ad altri che sono pronti a tornare volontariamente potrebbe essere negata l’opportunità. Ad esempio, 12.000 rifugiati centrafricani in Ciad e Camerun, desiderosi di tornare a casa, sono stati lasciati senza sostegno. In Siria, oltre mezzo milione di rifugiati sono tornati nonostante l’instabilità in atto, ma la loro reintegrazione sostenibile dipende da un migliore finanziamento. Il sostegno al ritorno a casa di 20.000 siriani ogni mese dalla Turchia è stato colpito dai tagli.
Da 75 anni, l’UNHCR è un attore fondamentale nel garantire la protezione dei rifugiati e nel trovare soluzioni, promuovendo la stabilità e la speranza. L’esperienza dell’UNHCR ha aiutato a superare complesse sfide politiche, di sicurezza e socio-economiche, contribuendo a salvare le vite di milioni di rifugiati e a proteggere i diritti. La tutela dei diritti aiuta a ridurre la necessità di fuga, ad affrontarne le cause profonde e a trovare soluzioni.
Dobbiamo unirci a livello internazionale e riconoscere la nostra responsabilità condivisa di sostenere chi ha bisogno e garantire che nessuno venga lasciato indietro. Il vostro sostegno può fare la differenza. Può salvare vite, restituire dignità e offrire speranza a chi ha perso tutto. Uniamoci nel nostro impegno a proteggere e assistere i rifugiati. Insieme, possiamo garantire che l’UNHCR continui il suo lavoro vitale e che ogni rifugiato riceva l’assistenza e il sostegno che merita. Milioni di vite dipendono da questo.