Non stiamo a guardare!

Mentre autorità politiche e mass media sembrano dimenticare la drammatica situazione nel paese africano, su Vita.it continuano ad arrivare adesioni all’appello lanciato. Aderisci anche tu

Continuano ad arrivare firme all’appello che  Vita ha lanciato per attivare l’attenzione di tutte le autorità sulla situazione Nella Repubblica democratica del Congo. “Non si può stare a guardare” è stato indirizzato a José Manuel Barroso,  Silvio Berlusconi, Mario Mauro (Vicepresidente Parlamento Europeo), Lamberto Dini (Presidente  Commissione Affari esteri del Senato), a Stefano Stefani (Presidente  Commissione Affari Esteri della Camera). Mauro Mauro è l’unica tra le autorità che si è attivato immediatamente. Qui l’intervista rilasciata a Vita Magazine. Il silenzio degli altri si commenta da solo.

Qui potete leggere l’appello e aggiungere la vostra firma.

LE FIRME ALL’APPELLO.

Qui tutte le ultime firme che si aggiungono alle oltre 2mila arrivate. Alcuni hanno voluto lasciare anche dei messaggi.

«Aderisco all’appello di Vita per il Congo. Con la mia associazione siamo impegnati a sostenere concretamente una ripresa della vita a Bukavu, nonostante tutto! Tre acquedotti, una maternità e molte attività agricole…. Grazie a chi ha dato inizio a questa iniziativa!»  Giampietro Parenti – Presidente Pace Adesso-Peace Now – Bologna.

La Cooperativa Sociale I COLORI di Roseto degli Abruzzi aderisce all’appello “Non si può più stare a guardare” relativo alla drammatica situazione della Repubblica Democratica del Congo.
Il Presidente Marco Lucantoni

Giancarlo Sgarbi, Peschiera Borromeo (Mi): Ho più di 70 anni ,sebbene allora fossi un bambino,ricordo con angoscia gli orrori della guerra , i bombardamenti, lo sfollamento ecc. Sono passati da allora più di 60 anni e per ogni guerra che ripete la storia, provo la stessa angoscia; aderisco perciò all’ iniziativa e dico si faccia il possibile per fermare un nuovo orrore.

LA SITUAZIONE.

Padre Giulio Albanese, nel suo blog su Vita.it, tiene informati i lettori su quel che sta accadendo. Le ultime notizi riferiscono delle stragi compiute dalle milizie arrivate dall’Uganda del famigerato Kony. Scrive Albanese«Secondo il computo stilato da Human Rights Watch (Hrw), sarebbero almeno 865 i civili uccisi dallo Lra tra il 24 dicembre scorso e la metà di gennaio».

Qui leggi la testimonianza di Edoardo tagliani, cooperatnte di Avsi che ha visstuo nelle zone del conflitto in tutti questi mesi.

LA CRONOLOGIA.

Gli scontri nel Nord Kivu (Est della R.D.Congo) sono ripresi a metà del 2008.

In aprile milizie ruandesi hutu si sono scontrate con truppe governative, causando lo sfollamento di migliaia di civili.

Ad agosto un’altra milizia, il Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) sotto il comando del generale tutsi Laurent Nkunda, ha compiuto un’avanzata sottraendo terreno alle forze governative e arrivando fino alle porte di Goma, la capitale del Nord Kivu.

A settembre, mentre i riflettori dei media internazionali erano puntati sull’assedio compiuto Nkunda a Goma, i famigerati ribelli nordugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) hanno sferrato una violenta offensiva nell’Est del Congo, nel distretto di Haut-Uélé, massacrando i civili nei villaggi e rapendo una novantina di bambini per arruolarli.

A gennaio 2009 il governo congolese ha permesso alle truppe del Ruanda di entrare nel proprio territorio per un’operazione congiunta contro la milizia ruandese Hutu attiva nell’Est del Congo.
Parallelamente, il 23 gennaio, il generale Nkunda è stato arrestato in Ruanda.

Sono proseguite invece le violenze dell’Lra nel distretto di Haut-Uélé. Secondo il computo stilato da Human Rights Watch (Hrw), sarebbero almeno 865 i civili uccisi dallo Lra tra il 24 dicembre scorso e la metà di gennaio.

I combattimenti sono stati accompagnati dall’odissea di migliaia di sfollati, intere comunità costrette a spostarsi per sfuggire ai combattimenti, in questo nuovo e sanguinoso capitolo di un conflitto spietato, ribattezzato la “prima guerra mondiale africana” (cinque milioni di morti dal 1998 a oggi): una guerra motivata da ragioni economiche.

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