Primo messaggio di S.E.Mons. Giuseppe Fiorini Morosini Vescovo eletto della Diocesi di Locri-Gerace

“Pace a voi tutti che siete in Cristo” (1 Pt 5, 14).
Scelto dal Santo Padre Benedetto XVI a presiedere la comunione della Santa Chiesa di Dio, che è in Locri-Gerace, e guidarne il cammino di fede, elevo grazie anzitutto al Signore, datore di ogni bene, che mi ha chiamato a questo servizio, concedendomi di ottenere la pienezza del sacerdozio e di essere vicario degli postoli.
Ringrazio la benevolenza del Santo Padre, che ha posto su di me la sua fiducia; chiedo la sua benedizione, mentre lo assicuro della mia fedeltà al suo magistero e della costante preghiera.
Saluto i confratelli Vescovi della Calabria, soprattutto il mio Metropolita mons. Vittorio Mondello, Presidente anche della CEC: entro a far parte della loro comunione per la crescita della fede della nostra Regione; finora li ho venerati come padri e maestri, da adesso condividerò con loro il peso del servizio ecclesiale.
Saluto Mons. Cornelio Femia, solerte amministratore della Diocesi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, i seminaristi, tutto il popolo santo di Dio, nelle sue varie componenti, organizzazioni e associazioni. Un caro saluto agli ammalati, alle cui sofferenze e preghiere affido il mio ministero, agli anziani, che sono la testimonianza delle nostre radici, ai giovani che sono la speranza del nostro futuro, ai bambini tutti,
espressione dell’innocenza da custodire e proteggere.
Ho aperto questo mio primo saluto, augurando e invocando su voi tutti la pace, perché essa è il grande dono che concede lo Spirito, e perciò “il grande tesoro che si acquista a caro prezzo e per il quale bisogna pregare e lavorare molto” (S. Francesco di Paola).
Raccolgo in questo momento l’eredità di una Chiesa, che ha visto alla sua guida negli ultimi decenni pastori santi, zelanti e coraggiosi. Come non ricordare gli Eccellentissimi mons. Chiappe, Perantoni, Arduino, Tortora e Ciliberti? Mons. Tortora, della mia stessa famiglia religiosa, dimissionario per motivi di salute, è stato da me accolto al Santuario di Paola, quando ne ero il Superiore, ed è morto tra le mie braccia.
Ma è soprattutto alla preziosa eredità dell’ultimo Vescovo che guardo con rispetto e venerazione. A mons. Giancarlo Bregantini vada il mio saluto affettuoso e grato. Quanto ha fatto per la Chiesa di Locri-Gerace è a tutti noto. L’affetto e la riconoscenza che gli sono stati tributati al momento del suo commiato dalla Diocesi sono stati la prova concreta del bene che ha operato durante il suo servizio come pastore di questa Chiesa. Egli lascia una preziosa eredità, che mi sforzerò di raccogliere e di portare avanti con tutte le mie forze, con i doni che il Signore mi ha dato, con tutto ciò che di nuovo la mia persona può dare. La preziosa eredità che ricevo sarà il punto di partenza per il lavoro futuro, aperto sempre alla speranza, consapevoli che “noi siamo futuro”; questo sarà tanto più bello e tanto più confortante se lo sapremo costruire con l’entusiasmo che deriva dalle conquiste già fatte. Vengo in mezzo a voi, carissimi sacerdoti e fedeli, timoroso e fiducioso. Oggi il lavoro di
guida e di animazione del Vescovo è difficile, ma confido nel Signore. Il mio punto di forza saranno le parole di S. Paolo: “Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 20). E’ stata la frase che ho posto sul ricordino della mia ordinazione sacerdotale, il 2 agosto 1969, ed ha animato, per tutti questi anni, il mio ministero sacerdotale.
“In fide vivo Filii Dei” sarà il mio motto per il ministero episcopale.
Come Vescovo sono consapevole che il primo compito pastorale è quello di dover portare in mezzo a voi la gioia e l’impegno di essere discepoli di Gesù Cristo, testimoni della sua resurrezione e della sua speranza. Ogni altro sforzo deve partire da esso e condurre ad esso. Perciò, fin da questo mio primo saluto, faccio ricorso ancora alle parole dell’Apostolo per esortarvi: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,
20). Dinanzi ai mali che affliggono la Locride non posso che ripetere a tutti voi, soprattutto a quanti sono responsabili di questi mali, l’accorata esortazione dell’Apostolo: “Lasciatevi riconciliare con Dio”. Solo rinnovandoci nell’intimo del nostro cuore saremo seme di rinnovamento per la società. Questo pensiero deve accompagnarci in questi giorni solenni della celebrazione della morte e risurrezione di Cristo.
Negli ultimi tempi la morte più volte ha gettato la sua triste ombra sulla Locride; troppo sangue ha bagnato la nostra terra; troppe lacrime di mamme, di genitori e di figli sono state versate; troppe “vie Crucis” hanno sfilato per le strade dei nostri paesi, ripetendo così la prima grande “via Crucis” di quel tragico Venerdì Santo, in cui, morendo, Gesù ci ha riconciliati con Dio e ha ridato all’uomo la speranza e la vita. Allora, in forza del dolore e del sangue versato dal Figlio di Dio, vi ripeto: “Lasciatevi riconciliare con Dio”, per poter camminare sicuri e spediti verso la Pasqua della nostra rigenerazione morale, sociale, economica e politica. In forza di questa riconciliazione avremo la forza e la gioia di coltivare uno sguardo di speranza sulla vita; sparirà la paura dai nostri paesi; vedremo rifiorire la gioia nelle nostre piazze. Dobbiamo crederci in nome di quell’uomo, Gesù di Nazaret, che domani piangeremo crocifisso, ma subito celebreremo risorto.
“Lasciatevi riconciliare con Dio”.
1. Lo dico per prima a voi carissimi sacerdoti e diaconi, miei collaboratori privilegiati, che fin da adesso abbraccio con cuore di padre, di fratello e di amico. Con voi condividerò l’onere e la gioia di guidare questa santa Chiesa di Dio, che è in Locri-Gerace.
Condividerò: desidero dirvi fin d’ora che questo è il mio desiderio e il mio progetto, e questo sarà il mio sforzo: progettare e lavorare in comunione. Riconciliati noi con Cristo, saremo operatori di riconciliazione. Vi invito, pertanto, ad intensificare la vostra azione di evangelizzazione, che, come ho già visto nel portale della pagina Web del sito diocesano, è già molto forte e impegnativa.
2. Lo chiedo a voi, carissimi religiosi e religiose. Noi religiosi, in forza della nostra consacrazione, secondo lo specifico carisma dei nostri Istituti, abbiamo promesso di seguire più da vicino Gesù. Nell’ottica di questa riconciliazione, riscopriamo la nostra responsabilità ecclesiale di essere segno luminoso di vita cristiana, tale da attirare tutti sulla strada della sequela di Cristo.
3. Invito tutti voi laici cristiani impegnati, riuniti sotto le disparate sigle di associazioni, movimenti, aggregazioni varie. Siete un dono profetico di Dio per il nostro tempo. Siete impegnati in campo religioso e sociale con dedizione, con sacrificio, con rischio qualche volta: confido molto sulla vostra testimonianza nel tessuto vivo della società. Guardo a voi pensando alle parabole del regno e vi vedo come il piccolo seme, il lievito, il sale, la luce sul candelabro. Riscoprite la vostra vocazione e anche voi “lasciatevi riconciliare con Dio”.
Con voi voglio dialogare; da voi desidero il conforto del consiglio, l’appoggio della competenza in tanti settori della vita.
4. Che dire a voi giovani? In questi ultimi tempi siete stati un segno di speranza per l’Italia tutta, fermento di vita, primavera di un mondo migliore. Rivedo scorrere in questo momento le immagini dell’entusiasmo e della speranza che avete manifestato per la strade della Locride; risento i vostri appelli e la forza stringente dei vostri ragionamenti nei dibattiti televisivi ai quali avete partecipato. E’ questo il grande seme che negli ultimi
tempi è stato posto nella nostra terra e nel cuore delle persone. Porterà certamente frutti.
Perciò esorto anche voi: “Lasciatevi riconciliare con Dio”. E’ la premessa del compimento delle nostre speranze. Come giovani siete il segno della freschezza e della vita; permettete che Cristo entri a pieno titolo nel vostro animo e vi doni la perenne giovinezza dello spirito, che vi consentirà, anche nell’età più avanzata, di rimanere sempre nell’orbita degli ideali che oggi avete. In modo particolare, voi giovani seminaristi e giovani consacrati negli Istituti religiosi dovete vivere, da persone riconciliate, una profonda comunione con il Signore, che vi porti al futuro ministero ripieni di lui e perciò idonei a comunicarlo agli altri.
5. A tutti voi fedeli di questa Santa Chiesa di Dio, che è in Locri-Gerace, mi rivolgo con affetto e venerazione, pensando alla vostra fatica, alle vostre difficoltà, alle vostre gioie, ai vostri dolori, ai vostri sacrifici, alle vostre speranze. Mi inchino dinanzi alla fede semplice di molti tra voi, espressione di quella devozione popolare ricca di tanta spiritualità, che non deve essere accantonata e lasciata morire; ma, purificata lì dove è necessario, deve essere accolta, protetta, difesa e valorizzata come patrimonio della nostra tradizione
religiosa e culturale. Anche a voi rivolgo le parole dell’Apostolo: “Lasciatevi riconciliare con Dio”, invitandovi così a dare corpo alla speranza. Siete voi la forza della Chiesa e della società. Nonostante perversi meccanismi lo possano alcune volte impedire, siete voi il tessuto vivo della nostra cultura e delle nostre tradizioni; voi la forza della democrazia e i garanti della libertà. Voglia il cielo che su questo tessuto irrompa veramente la forza
innovatrice e riconciliatrice di Cristo! Permetteteglielo! Fatelo in nome delle lacrime versate, del sangue sparso con la violenza, della paura che ci angoscia. Fatelo soprattutto in nome di quella grande certezza, che è stata il centro e la forza del Vangelo: “Se cambia il cuore dell’uomo, cambia il mondo”. Cristo, iniziando la sua missione di salvezza, non è andato a Roma per ammonire o minacciare il potere politico del tempo, né a Gerusalemme per incontrare ed esortare i capi religiosi, ma presso un lago dove era raccolta gente
semplice ed umile e l’ha invitata a cambiare il loro cuore, assicurando che da quel cambiamento sarebbe venuto fuori il rinnovamento del mondo: “Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino” (Mc 1, 15). Questa è la forza della nostra speranza.
Mi è caro salutare in questo momento anche coloro i quali non hanno la nostra stessa fede cattolica; i fratelli cristiani delle altre confessioni, anzitutto, con i quali, condividendo la stessa fede in Gesù Cristo, possiamo accogliere l’invito dell’Apostolo a riconciliarci con Dio. Ai fratelli non cristiani o non credenti esprimo la disponibilità a collaborare per cercare assieme le vie più idonee per realizzare il bene comune.
Un saluto deferente a tutte le autorità civili e militari della Regione, della Provincia, dei vari Comuni che compongono la nostra Chiesa di Locri-Gerace, in modo particolare ai Sigg. Sindaci dei Comuni di Locri e Gerace, che danno il nome alla nostra diocesi. So quanto è difficile e rischioso il vostro lavoro, con i gravi problemi esistenti a livello nazionale, regionale e locale. Dichiaro la mia disponibilità a collaborare, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, per realizzare la speranza di quel futuro migliore che tutti portiamo nel cuore. Nell’ottica di una mobilitazione delle coscienze, condivisa e programmata con quanti hanno a cuore le sorti della Locride e dell’intera Regione, troverete il Vescovo e la Chiesa diocesana in prima linea, consapevoli che l’ambito della formazione delle coscienze è il luogo privilegiato, anche se non esclusivo, dell’azione della Chiesa. Sarà un impegno da condividere con tutte le strutture educative presenti sul territorio, le famiglie anzitutto, che benedico di cuore come cellule primordiali della società e della comunità ecclesiale, e poi il mondo della scuola, che incoraggio a proseguire con impegno la loro opera educativa.
La mobilitazione delle coscienze ha bisogno, però, di un impegno parallelo della politica, della società civile e del mondo economico per creare le premesse di un progetto occupazionale, che, unito alla formazione, può creare un futuro di pace e di benessere, sconfiggendo così il pericolo di deviazioni morali ai quali sono esposti i nostri giovani.
Approfitto, in questo contesto, di salutare e incoraggiare tutte le cooperative esistenti sul territorio, che stanno già lavorando in tal senso con grande sacrificio.
Affido il mio futuro lavoro al Signore, datore di ogni bene, alla Vergine SS.ma Immacolata, patrona della Diocesi, ai Santi protettori di ogni singola comunità ecclesiale, della quale si compone la Diocesi. Spiritualmente pellegrino al Santuario di Polsi, invoco su voi tutti la sua materna protezione.
Da figlio di S. Francesco di Paola, e da suo concittadino, permettetemi di chiedere soprattutto a lui l’intercessione e la benedizione sul mio futuro ministero. La mia nomina avviene a pochi giorni dalla chiusura dei festeggiamenti per il V Centenario della sua morte, che ho avuto la gioia e l’onore di aprire il 2 luglio del 2006. Reputo questa circostanza un segno del cielo. Mi sono formato alla scuola di spiritualità del Santo
Patrono della Calabria; ho studiato la sua figura e il suo messaggio fin da giovanissimo;
come Correttore Generale dell’Ordine dei Minimi per dodici anni mi sono sforzato di guidare i miei confratelli e i devoti del Santo verso una conoscenza sempre più approfondita di lui per poterne attuare il messaggio penitenziale, che, evangelicamente, mira al cuore dell’uomo per convertirlo e demolire così le strutture del peccato. Tutto questo sarà una preziosa eredità per il mio ministero futuro. Voglia il buon Padre S.
Francesco aiutarmi, benedirmi e ottenerci dal Signore quel cambiamento che tutti ci auguriamo.
Siate felici nel Signore in questa S. Pasqua.
Vi benedico di cuore.
+ fr. Giuseppe FIORINI MOROSINI
vostro Vescovo
Roma, Basilica parrocchiale di S. Andrea delle Fratte, 20 marzo 2008

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