Englaro, Caldora: ”Dopo la megafiction, si pensi alla disabilità grave”

Per Mario Caldora, presidente di un comitato per l’assistenza delle persone con grave disabilità e padre di Chiara, cerebrolesa dalla nascita, è evidente la scarsa conoscenza della realtà di chi assiste nel silenzio i propri cari

ROMA – La “megafiction” andata in onda su Eluana Englaro, intorno alla quale “siamo riusciti a coinvolgere anche le più alte cariche dello Stato” mostra che “non conosciamo abbastanza il mondo della disabilità grave” e la realtà “di quelle famiglie che assistono nelle proprie case i loro cari, spesso in silenzio e senza alcun sostegno ma certamente con coraggio e con amore”. All’indomani della morte di Eluana Englaro, è questo il pensiero di Mario Caldora, presidente del comitato “Cinzia Fico”

“Quando i riflettori di questo clamoroso megashow si saranno spenti, e speriamo nell’interesse di tutti che avvenga al più presto – afferma Caldora – capiremo se questa volta a dividere il mondo (anche quello politico) è stata la disperazione e il possibile e umano rifiuto di un genitore incapace di accettare la nuova condizione di vita della figlia, o semplicemente quell’insana abitudine, che ormai ci caratterizza, di voler ad ogni costo esprimere la nostra opinione su tutto e su tutti”.

“Siamo riusciti finalmente anche noi – prosegue l’uomo – ad avere una nostra Terry Schiavo, anzi di più perché siamo riusciti a coinvolgere anche le più alte cariche dello Stato su questa vicenda, ponendo la questione personale di un uomo e della figlia al centro dell’universo, dell’attenzione dello stato, del parlamento, della chiesa…”. “Evidentemente – è il suo pensiero – non conosciamo abbastanza il mondo della disabilità, quella veramente grave, di quelle famiglie che assistono nelle proprie case, e non nelle cliniche private, i loro cari gravissimi, spesso in silenzio e senza alcun sostegno, ma certamente con coraggio e amore”.

“Auguriamoci – è il messaggio del presidente del Comitato per l’assistenza delle persone con grave disabilità – che questa megafiction possa contribuire ad accendere i riflettori su queste centinaia di migliaia di realtà” e che – “il sacrificio di Eluana possa diventare un testamento, un messaggio per noi poveri e piccoli esseri umani”. (ska)

Redattore Sociale

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