Caso Englaro: medici di Milano contro la decisione dei giudici

Unanime la denuncia delle associazioni cristiane

di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 10 luglio 2008 (ZENIT.org).- In merito alla sentenza della Corte di Appello di Milano che ha deciso di far morire di fame e di sete Eluana Englaro, l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano (OMCeOMi) ha sottolineato che “le leggi servono per normare dei principi, non per trasformali in qualcosa d’altro, in una spirale che la storia ha già dimostrato essere estremamente pericolosa”.

In un commento recapitato alla redazione di ZENIT, l’OMCeOMi ha da subito espresso solidarietà nei confronti di quanto vissuto dalla famiglia Englaro in questi 16 anni di coma di Eluana, pur avvertendo sull’eventuale utilizzo del dramma umano “per mettere in discussione principi fondanti la nostra società”.

Secondo l’OMCeOMi, è fuorviante contrapporre il principio della sacralità della vita al concetto di qualità di vita.

Un utilizzo radicale dell’idea di qualità di vita, anche dal punto di vista giuridico, “trasforma il bene vita in un qualcosa di proprietà dell’individuo o del suo tutore”.

Una tale concezione rischia di travolgere “la stessa idea di società umana, il cui riferimento si sposterebbe dalla relazione tra le persone alle singole persone con le proprie egoistiche necessità”.

Inoltre l’OMCeOMi ritiene che “non si può continuare a delegare al pensiero giuridico aspetti che competono ad altre categorie di pensiero che sicuramente vengono prima”.

In conclusione l’OMCeOMi si è detta “molto preoccupata anche per il riflesso che questa sentenza avrà nel contesto del mondo medico, mettendo l’accento, da qualunque prospettiva lo si voglia vedere, su di una sempre maggiore divergenza tra norme giuridiche e norme deontologiche”.

Molto critico anche Carlo Casini, Presidente del Movimento per la Vita (MpV), il quale ha detto a ZENIT che “nonostante la forte carica emotiva del caso, non bisogna perdere la bussola, altrimenti si rischia di cadere in strumentalizzazioni pericolose”.

“Per non perderci nella terra di nessuno tra eutanasia ed accanimento terapeutico abbiamo bisogno di una bussola che ci orienti – ha spiegato –. Una bussola né fideistica né ideologica ma fatta di ragione e di comune sentire”.

Casini ha sottolineato che “questa bussola ci dice in primo luogo, utilizzando le parole della modernità laica, che la dignità umana non è una qualità che si aggiunge all’esistenza umana ma è ad essa inerente. Quindi non si perde la dignità umana per il solo fatto di essere malati o in coma”.

“La bussola ci dice anche – ha continuato l’ex magistrato – che il concetto di uguaglianza viene tradito se l’uguaglianza non è legata al semplice fatto di essere individui viventi appartenenti alla specie umana”.

Casini ha poi precisato che “anche la indisponibilità della vita è chiaramente indicata dalla nostra bussola: perché altrimenti l’atto di chi impedisce il suicidio di un giovane sano che ha deciso di terminare la propria vita deve essere considerato meritorio se poi un padre ed una madre possono essere liberi di lasciar morire di fame la figlia?”.

Il Presidente del MpV ha ribadito che “il cibo e le bevande sono gli elementi essenziali e non dei mezzi occasionali e sproporzionati per consentire la vita”, ed ha concluso sottolineando che “la moderna dottrina dei diritti umani riconosce nel diritto la forza per difendere i deboli non la forza per togliere loro la vita”.

Nel dibattito è intervenuto anche Franco Previte, Presidente dell’Associazione Cristiani per Servire, il quale ha detto a ZENIT che “da tempo in Italia si registrano tentativi di legalizzare l’eutanasia, trascurando i problemi di assistenza a malati gravi”.

“Purtroppo – ha aggiunto – c’è chi vorrebbe spingere la società ad essere selettiva sulla vita e sulla morte dei suoi membri, attraverso una, anche se impropria, ‘licenza di uccidere’, in contrasto con gli insegnamenti di Ippocrate, il padre della medicina che adottava il principio ‘non darò a nessuno alcun farmaco mortale neppure se richiestone, né mai proporrò un tale consiglio’”.

Per Previte, “la medicina e il dovere del medico sono di proteggere la salute, guarire le malattie, alleviare le sofferenze, confortare nel rispetto della libertà la dignità della persona: un impegno a favore della vita contro la morte”.

“Mentre – ha sottolineato – così come è stata presentata la ‘discussione’ sul caso Englaro si corre il rischio di considerare la cosiddetta pietà per le sofferenze insopportabili, come uno strumento che porta all’eliminazione della vita che non avrebbe più valore”.

Il Presidente di Cristiani per Servire ha concluso spiegando che “si tratta di considerazioni molto pericolose perché potrebbero coinvolgere malati di Alzheimer, malati psichici, handicappati con gravi patologie, bambini anormali o, come in Gran Bretagna che è stato chiesto alla Suprema Corte il suicidio assistito per i depressi”.

Dello stesso parere, il Movimento per la Vita Ambrosiano, secondo cui “la sospensione dell’alimentazione per Eluana è un atto di eutanasia”.

Paolo Sorbi, Presidente del Movimento per la Vita Ambrosiano, ha detto a ZENIT che “la notizia dell’autorizzazione alla sospensione dell’alimentazione di Eluana Englaro da parte dei giudici di Milano è gravissima”.

“Si viola un principio di uguaglianza (tutte le persone hanno eguale diritto ad essere curate) e si introduce un elemento gravemente discriminatorio basato su un concetto del tutto arbitrario di qualità della vita, un criterio di valutazione della persona in senso utilitaristico”, ha aggiunto.

“Quello che è stato concesso si prefigura come un vero e proprio atto di eutanasia – ha sottolineato Sorbi –. La morte per Eluana sarebbe procurata”.

“Questa sentenza – ha continuato il Presidente del MpV Ambrosiano – tende a svilire il significato della persona ed ad assoggettarlo all’arbitrio del volere di altri. Ci si appella ad una presunta volontà del malato che qui è solo riportata e quindi si conferisce potere di vita e di morte ad un tutore”.

Sorbi ha concluso affermando che in questo modo “si insinua il riconoscimento di volontà anticipate come elemento vincolante per il medico quando anche il Comitato Nazionale di Bioetica si è sempre espresso in modo negativo in merito a questo vincolo”.

5 thoughts on “Caso Englaro: medici di Milano contro la decisione dei giudici

  1. Cristiani per servire
    http://digilander.libero.it/cristianiperservire
    e-mail previtefelice@alice.it
    Il Presidente
    Troppi silenzi per il disagio psichico
    ( … e questo preoccupa l’opinione pubblica!.

    Dimenticati nel silenzio delle Istituzioni, abbandonati al loro disagio, scaricati sulle spalle delle famiglie, ecco come, ancora, oggi “vivono” gli handicappati psichici.
    Ma la patologia mentale è una gravità intensa, perché colpisce a vari livelli, dalla depressione – primo disordine funzionale della persona, alla schizofrenia -, fino alle patologie più gravi.
    E’ un fenomeno, riscontrabile quasi ogni giorno dalla cronaca che impietosamente ci ammonisce, che negli ultimi tempi ha colpito con sempre maggior incidenza anche i giovanissimi, ma costituita da una serie di patologie, che restano troppo avvolte nel silenzio dell’opinione pubblica, delle Istituzioni ed anche del mondo medico.
    Di fronte a numerosi episodi di violenza efferata, anche nell’Europa dei 27, occorre riconoscere l’esistenza di ragionevole certezza intercorsa tra le esplosioni gravi di follia e la drammatica carenza di strutture volte alla prevenzione e cura del disagio mentale.
    Anche il nostro Paese non fa eccezioni, specie là dove le Istituzioni, ormai “votate al diverbio politico inefficace”, non trovano il “tempo” per ridurre o annullare questo grave ed urgente disagio sociale lasciando i “malati” in carico alle famiglie, dimenticando, soprattutto, la sicurezza dei cittadini.
    Ma la cosa ancor più grave, non ritenuta tale dalle nostre Istituzioni, che di fronte ai disagi ed alle sofferenze dei cittadini affetti da handicap mentale, assistiamo a tentativi di introdurre, l’eutanasia, l’applicazione dell’aborto selettivo, la sterilizzazione, limitazione delle nascite, tutte queste “metodologie” sono state ratificate dal disegno di legge n.2121 all’art. 2 nella ratifica della“Convenzione per i diritti delle persone con disabilità” voluta dall’ONU.
    Questa “Convenzione” adottata da 191 Paesi aderenti all’ONU, ha elaborato, molto bene e giustamente,
    i diritti delle persone con disabilità ed alla partecipazione di diritto alla salute, al lavoro , alla protezione sociale.
    Ma se queste “metodologie” che offendono la dignità della persona, in contrasto con l’art.10 dove “viene garantito il diritto inalienabile alla vita”, con l’art.15 dove “nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medici o scientifici” e con l’art.16 dove “nessuno deve subire sfruttamento violenza od abuso” venissero applicate tutti i disabili fisici, specie gli handicappati psichici, potrebbero correre il rischio di subire quelle “misure” che offendono la dignità della persona e che negano il diritto alla vita.
    Così non si combatte contro la malattia, ma si discriminano (per non dire si eliminano) disabili fisici, handicappati psichici, anziani non autosufficienti, malati terminale.
    L’opinione pubblica si interroga su ciò che si può fare per rispondere alle necessità delle persone handicappate e di coloro che condividono tali circostanze.
    Attualmente non si vede alcuna attenzione da nessuna parte politica, ma solo il caso eclatante o esemplare trattato in modo patologico da tutte le parti, come il caso Englaro,( lasciamola riposare in pace!) che ha messo in ombra le 2000/3000 famiglie che si tengono e curano da anni i loro parenti in stato vegetativo e di cui nessuno ne parla ed i circa 10 milioni di malati mentali, mentre le loro famiglie si devono confrontare quotidianamente con le loro esigenze.
    Ma allora si chiede il cittadino, quali sono i benefici derivanti dalla ratifica della “Convenzione” e cosa otterranno i destinatari diretti ( i malati) e quelli indiretti (la società italiana) e quando verranno risolti i problemi inerenti la patologia mentale?
    Ma esiste una Istituzione che risponda a questi interrogativi?
    Previte
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  2. Cristiani per servire
    http://digilander.libero.it/cristianiperservire
    e-mail previtefelice@alice.it
    Il Presidente
    Disegno di legge n.1279 e n.2121 che hanno consentito la ratifica ed esecuzione della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU.
    Il Disegno di legge n.1279 di autorizzazione alla ratifica della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” delle Nazioni Unite che il Governo ha inteso presentare il 16 dicembre 2008 al Senato della Repubblica in sede referente ( che è stato approvato), ripresentato col n.2121 il 20 febbraio ed approvato dall’Aula di Montecitorio, ci induce ad un modesto, ma deciso commento e tale verso quanti lasciano “marcire” la sofferenza fisica con il perdurare delle barriere sociali, sopratutto quella psicologica che affonda le radici nei drammi delle famiglie colpite dalle conseguenze della malattia mentale.
    La forza con cui la Chiesa, i Vescovi ed il S. Padre affrontano questa situazione con chiare parole, forse un po’ lontane dall’atteggiamento che ci si può attendere, ma sono molto esplicite in difesa delle tante famiglie vittime di questo “male”che colpisce nel corpo e nell’anima da troppo tempo.
    La “Convenzione”, giustamente, ha riconosciuto il cambiamento radicale di atteggiamento della società verso queste persone per raggiungere la piena eguaglianza considerandoli “individui” con menomazioni in un contesto sfavorevole che diventa disabilità.
    La “Convenzione” ha tanti meriti, fra i quali è inserita ed è affermata la normativa che alle persone disabili, “in qualunque condizione esse si trovino, non sia possibile rifiutare l’alimentazione e l’idratazione” principio che doveva essere applicato al caso Englaro ( comma f art.25 ).
    Ma la disabilità è ridotta ad una semplice enunciazione di principio all’art.17 (Protezione dell’integrità della persona) per la differenza con l’art.1 che “riconosce uguali diritti umani”e con l’assenza quasi totale in riferimento all’handicappato mentale, che abbisogna in diritto di cure alla salute e non proposizioni lavorative od altro come attesta l’art.27, che resta pur sempre, giustamente, “un diritto al lavoro delle persone con disabilità”, sempre in persone che non richiedono coesione di intelletto e responsabilità.
    Ancora una volta insistiamo nel chiarire che disabile è colui che è privato di una forza fisica, handicappato è colui che ha avuto o conseguito uno svantaggio in partenza, una inferiorità interna più psichica che fisica.
    Nel Preambolo si richiamano i principi proclamati dalle Nazioni Unite, comprensivi di quanto ha affermato la “Dichiarazione dei diritti dell’handicappato mentale” del 20 dicembre 1971 dove si sostiene che “l’handicappato mentale deve godere in tutta la misura possibile degli stessi diritti degli altri esseri umani”.
    Quella evidente “inferiorità psichica” può portare a gravi conseguenze per la famiglie e per la società se non si danno misure sociali e legislative specifiche per ridurre “ i rischi dell’esclusione sociale senza discriminazione” come anela giustamente la “Convenzione” stessa agli artt. 3 e 5, “riconoscendo la disabilità un concetto in evoluzione” nel Preambolo lettera e) “riconoscendo inoltre la diversità” nel Preambolo lettera i), “ nel rispetto per la differenza” nell’ art 3 lettera d).
    E’ necessario, quindi, un pieno riconoscimento dell’handicappato mentale nella sua veste specifica, apportando quelle “appropriate misure legislative” come sancisce l’art. 4 della “Convenzione”.
    Prima di fare una valutazione giuridico-progetto di vita, quei Disegni di legge del Governo Berlusconi, senza apportare quelle modifiche dell’art.4 sopra citate, hanno immediatamente istituito un “Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità” ( ennesimo oneroso trapezio burocratico), stabilendo oneri finanziari dal 2009 al 2014 in euro 500.000 per 40 persone, suddivise :
    1.) spese missioni per 10 componenti per 30 riunioni annue ( 6 plenarie e 24 bisettimanali) per 350 euro al giorno così suddivise :
    a.) per spese di viaggio euro 149,00
    b.) per spese pasti euro 61,00
    c.) albergo euro 140,00
    totale euro 105.000
    2.) per spese ausili e documenti Braille euro 95.000,00;
    3.) per spese studi,ricerche, pubblicazioni euro 300,000,00
    totale euro 500.000,00

    Ci chiediamo e domandiamo : come può una persona handicappato mentale, in sede giuridica compiere
    a.) “proprie scelte” art.3 lettera a), che richiedono coesione di intelletto o responsabilità ;
    b.) “capacità giuridica” art.12/2;
    c.) controllare i propri affari finanziari ed avere uguale accesso a prestiti bancari, mutui ipotecari” art.12/5 d.)”veste di testimoni” art.13/1;
    e.) “vivere in maniera indipendente” art.19 ;
    f.) “ di sposarsi” art.23/a, quando necessitano per legge condizioni di valutazione del concetto giuridico di consenso e volontà ?;
    g)“piena capacità mentale” art. 26/1;
    h) “diritto a mantenersi attraverso il lavoro comprensivo ed accessibile” art.27, quando la “Convenzione” non pone alcuna distinzione sulla natura delle minorazioni o menomazioni consentendo di godere della “capacità giuridica” art.12/2 non valutando l’incapacità di agire delle persone che non possono rappresentarsi da sole;
    Ci chiediamo e domandiamo in sede etica il progetto di vita :
    a.) se con euro 255.13 ( salvo maggior handicap) un “disabile fisico o un handicappato psichico può vivere ?
    b.) perché, come sosteniamo da anni, non attuare il “Dopodi noi” ( sfiorato ma non regolamentato dall’art.12/5 della “Convenzione”) cioè l’assenza della sicurezza economica del vivere quotidiano dopo la morte dei genitori o parenti del disabile fisico o dell’handicappato psichico;
    Ma è condivisibile, inoltre, con i citati Disegni di Legge del Governo all’art. 2 punto 1. dare “piena ed intera esecuzione alla “Convenzione” e al Protocollo Opzionale”, quando si “mette in moto” l’aborto e l’eutanasia sia nei confronti ed a danno dei disabili fisici e degli handicappati psichici ?
    Ma questo è o non è licenza di uccidere!
    Se queste metodologie venissero applicate è tragico che una imperfezione del feto possa essere una condizione per praticare l’aborto, o la possibilità che tutti i disabili, specie quelli psichici, potrebbero correre il rischio di essere sterilizzati o subire forme di eutanasia, applicazione dell’aborto selettivo,limitazione delle nascite, “misure”, ritenute per evitare complicazioni onde prevenire la diffusione di handicap genetici, che offendono la dignità della persona e che negano il diritto alla vita.
    Inoltre in contrasto con l’art.10 per “l’inalienabile diritto alla vita”, con l’art.15 “nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medico-scientifici, e con l’art.16 contro “ogni forma di sfruttamento, violenza od abuso”.
    Siamo per la vita!
    Non vorrei trovarmi nei panni di quel medico che quand’anche fosse autorizzato a staccare la “spina” od “altro”in base ad ipotetico provvedimento guardando le sue mani direbbe sempre con angoscia :
    siete state voi a spegnere una vita.
    Chiediamo che l’Italia assuma leggi appropriate, come sancisce l’art.4/1 della “Convenzione”, nella rideterminazione delle leggi 180/1978 e 833/1978 in una legge-quadro, riconoscendo i diritti e le necessità degli handicappati mentali per la tutela al diritto della loro salute, per le loro famiglie e per la sicurezza di tutti i cittadini.
    Con quei Disegni di Legge :
    a.) non si è inciso su leggi e regolamenti vigenti né comunitari ;
    b.) non sono state introdotte nuove definizioni normative
    c.) non si è abrogata esplicitamente né implicitamente nessuna norma:
    Ma ci chiediamo e chiediamo con l’opinione pubblica, ma quali sono i benefici della “Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità” e cosa otterranno i destinatari diretti (le persone con handicap psico-fisico ) e quelli indiretti ( la società ) e quando verranno risolti i veri problemi inerenti i disabili fisici e gli handicappati psichici?
    Previte
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  3. Cristiani per servire
    http://digilander.libero.it/cristianiperservire
    e-mail previtefelice@alice.it
    Il Presidente
    A margine della trasmissione “Porte girevoli” di Report di RAI 3 per come vengono curati i malati psichici in Italia dopo l’applicazione della legge 180, legge che ha “ordinato” la chiusura dei “manicomi”.

    Se si facesse una classifica degli argomenti più trattati dai mass media, sopratutto dalla TV di Stato, il primato non andrebbe certamente al problema inerente i malati mentali, ignorati e dimenticati, che in Italia si aggirano in circa 10 milioni di sofferenti, dalla depressione, primo disordine funzionale della persona, alla schizofrenia grave.
    Bisogna considerare che il servizio pubblico televisivo, nella libertà di comunicazione sancito dall’art.15 della Costituzione, significa una serie di obblighi e di doveri nell’interesse della collettività, della programmazione, di uno standard di qualità particolarmente necessari in un concreto pluralismo che necessita nella realtà.
    Molto spesso il delicato argomento della disabilità in genere, particolarmente quella riferentesi ai malati mentali, viene ampliato nel solo fatto episodico, per poi esaurisci dall’informazione nel giro di una notte.
    Non vi è dubbio che l’inchiesta “Porte girevoli”di RAI 3, andata in onda il 3 maggio 2009 nel trattare la problematica di come vengono curati ed ubicati i malati psichici in Italia, sia stata una cronaca che illustra una cronica situazione risaputa e vecchia di molti anni .
    Inoltre non è comprensibile la “riesumazione” di questo grave ed urgente disagio sociale compiuta dopo anni, dei quali il prossimo 13 maggio 2009 ricorre il 31° anno dalla emanazione della legge 180/1978, che ha “ordinato” la chiusura dei “manicomi” ed ha “determinato” il passaggio dal concetto custodialistico a quello terapeutico.
    Amareggia e sconforta le famiglie di questi “desaparecido della nostra civiltà” per la mancanza, ripeto, di adeguate informazioni da parte delle Regioni su una situazione così delicata e continua a meravigliare la latitanza fin qui perseguita dalla TV di Stato.
    Non desidero proseguire nella disanima della trasmissione, considerando che i tempi televisivi non consentono di soffermarsi su dettagli e precisazioni varie altrettanto meritevoli di un più attento esame che erano necessari..
    Ma ci domandiamo e domandiamo il perché si cerca di incentrare l’attenzione sugli effetti che produce questa malattia e non ricercare le cause che questa produce sul sociale, in mancanza di una approfondita ricerca scientifica a differenza dell’interesse che riscuotono altri e svariati settori sanitari ?.
    Perché “Porte girevoli”non ha considerato ed evidenziato :
    1.) il pieno rispetto della dignità della persona malata psichicamente ;( se la legge 180 ha dato un colpo di spugna ai “manicomi”, ne ha creato altri piccoli) ;
    2.) l’autorizzazione al TSO obbligatorio, anche in assenza del consenso del paziente, almeno in determinate condizioni (con le garanzie di rispetto del “paziente” considerata persona non padrona delle proprie azioni);
    3.) la realizzazione di strutture territoriali di riabilitazione ( molto carenti );
    4.) la prevenzione dei disturbi di comportamento e di psicopatie in età evolutiva, ( mai considerata );
    5.) l’eventuale costituzione di un Fondo Speciale Economico (dopodinoi) nel quale confluire quelle parti di patrimonio, risparmi o beni che in eredità andrebbero ai “malati” che un giorno resteranno soli, ( la grande e giustificata preoccupazione delle famiglie );
    6.) l’aggiornamento degli assegni di assistenza, perché con euro 255,13 al mese consentono solo di sopravvivere, ( una vera vergogna ! );
    7.) la auspicata chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari adeguando la normativa penale a quella civile. Inoltre la chiusura degli Ospedali Privati ( entrambi i Presidi non solo sono in contrasto con la legge 180, ma configgono addirittura con i dettami della Carta Costituzionale.);
    8.) i circa 31.500 malati psichici “ospiti” nelle carceri ;
    9.) la promozione di una indagine parlamentare sul “passato” dei “manicomi” e sulla situazione in atto ( l’ ultima Indagine risale alla XIV° Legislatura ( da Resoconto .Sommario Senato della Repubblica n.312 del 1 febbraio 2006);
    10.) la formulazione di un Testo Unico per raccogliere le diverse normative sull’handicap oggi troppo frammentarie ( preventivato nel 2005 dall’On.Berlusconi e non realizzato) ;

    ed “altro”, che abbiamo richiesto con le nostre Petizioni dal 7 ottobre 1998 !.( http://digilander.libero.it/cristianiperservire

    Non sono le parole, le trasmissioni od i casi eclatanti che possono modificare questa “situazione”, è il Parlamento che deve intervenire!

    Su una realtà così sconvolgente, cioè la discarica dei malati mentali per far posto all’umanizzazione dei “manicomi”, alla cultura dell’autonomia dei pazienti, all’uso di percorsi terapeutici e riabilitativi che consentono il reinserimento sociale del “malato”, da parte della trasmissione non ha posto in luce, con altrettanta vigoria, la mancata “denuncia” di altri provvedimenti non emessi a suo tempo, quali :
    a.) il Regolamento d’Applicazione, della “legge 180 ( mai emesso);
    b.) le difficoltà dove possono essere curati i portatori di turbe psichiche ;
    c.) adeguate strutture atte alla prevenzione, cura e reinserimento sociale dei “malati”( molto carenti) ;
    d.) una grande lacuna sanitario-legislativa che va colmata con una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica, che dal 1998 abbiamo richiesto al Parlamento Italiano ed a quello Europeo.

    Anche se il disagio mentale è stato qualche volta affrontato, questo è avvenuto in maniera evasiva e superficiale, mentre l’Azienda Pubblica, a nostro modesto avviso, dovrebbe svolgere una serie di doveri ed obblighi che devono rispettare l’interesse e le necessità della collettività, mai dimenticando di evidenziare le priorità assolute come quella della sicurezza dei cittadini minacciata quasi quotidianamente da soggetti psicopatici.
    La gravità di quelle situazioni, anche come quelle “enunciate dalla trasmissione televisiva”, se portate ampiamente alla ribalta dai mezzi di informazione, dovrebbero indurre le Istituzioni all’adozione di misure giuridico-sociali volte alla difesa di questi “malati” che continuano ad essere violentati, insieme alle loro famiglie, nei loro diritti perché i troppo segni di una disagio interno di tipo psico-patologico vanno riconosciuti, valutati e curati anche con interventi ad alta protezione sanitaria.
    Ed aggiungo per concludere che “Porte girevoli” di RAI 3 se vuole essere incisiva e concreta, non si deve limitare a sole e semplici parole o accenni accorati, ma essere più presente e pressante a trattare un “argomento” che si tira fuori di tanto in tanto ed in particolari circostanze!
    Comunque sia, continuiamo ad interrogare le coscienze individuali che investono sempre più la responsabilità delle Istituzioni!.
    Previte
    previtefelice@alice.it

  4. Cristiani per servire
    http://digilander.libero.it/cristianiperservire
    e-mail previtefelice@alice.it
    Il Presidente
    Arroganza ed indifferenza non zittiscono la coscienza.
    I malati psico-fisici sono i “cenerentoli” della sanità italiana.

    Ogni tanto dobbiamo ritornare alle origini di questo trascurato grave ed urgente “problema” sociale costituito dalla disabilità umana, specie quella psichica, per non dimenticare il presente.
    Ancora non sono state apportate “misure” per superare le barriere architettoniche e per garantire una grado di indipendenza del disabile fisico, cieco e sordomuto.
    A 31 anni dall’emanazione della legge 180, la famosa “legge Basaglia” che voleva abolire i “manicomi” e creare strutture alternative, non solo non sono migliorate le condizioni degli “ammalati”, ma sono accresciuti i disagi sia per i “residuali” che per quelli relegati nelle pieghe delle famiglie.
    1.) Per i “residuali”, con la teorizzazione del passaggio da una cultura medico-sanitaria a quella social-riabilitativa, si è voluto “declassare” i malati di questa patologia ricoverati nei “manicomi” in anziani o geriatrici ed inserendoli nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali).
    Le RSA sono presidi extra-ospedalieri della rete Dipartimentale dei servizi socio-sanitari e di riabilitazione, nucleo operativo assistenziale per anziani, disabili psico-fisici, com’è stato nel Progetto-Obiettivo “Tutela della salute degli anziani” del 30 gennaio 1992 ed in alternativa, inserendoli in “istituti” esistenti nella Regione aventi i requisiti stabiliti dalla legge n.833 .
    Ma c’ è da chiedersi, fra altre “anomalie”,: queste strutture intermedie non sono in qualche misura in contrasto con la volontà del legislatore che con la legge 180 voleva porre fine alla sanzione ufficiale di privazione della libertà e di segregazione di esseri umani ?
    Il Governo, Signor Presidente Berlusconi, dal momento che non lascia soli nessuno, può rendere giustizia?
    2.) Quelli “esistenti nelle famiglie” sono stati lasciati al loro destino, “scaricando” centinaia di migliaia di famiglie nella disperazione per la carenza di strutture valide ed efficienti, costringendole a vivere giorno e notte direttamente il dramma ed il rischio conseguente con la presenza di un malato, oppure ad accollarsi onerosi costi di ricovero in strutture private, spesso e molto simili ai lager d’infausta memoria più di una volta “scoperti” dalla solerte attività dei NAS dei Carabinieri, ai quali va il riconoscimento di tutti.
    3.) Le diverse espressioni del disagio delle mente umana, le cause e le conseguenze non devono togliere all’uomo l’essenza della solidarietà e del rispetto alla dignità umana per un principio di coscienza cristiana prima e di civile connivenza democratica dopo.
    Pur troppo la n/s società, anche se in maniera parziale, è coinvolta in un forte egoismo ed assenza diffusa che “tollera” troppe cose e pone scarsa attenzione ai più deboli e più sofferenti.
    L’urgenza e la gravissima situazione della disabilità psico-fisica deve sollecitare le Istituzioni, considerando che il rispetto della persona umana, sancito dalla n/s Costituzione all’art.3, della salute all’art.32 e dei Trattati Internazionali, è un principio irrinunciabile dell’uomo, un binomio inscindibile, specie per questi “infelici” che hanno la sola colpa di essere meno fortunati della vita.
    4.) Per ogni essere umano colpito da una concentrazione di handicap psico-fisici, un riconoscimento economico più ampio costituirebbe una giustizia sociale, mentre ora “garantisce” provvidenze economiche per invalidi civili, ciechi e sordomuti pari ad euro 255,13 mensili ( a secondo della gravità) che consentono solo di sopravvivere, mentre “altri”, non riconosciuti, da molto tempo attendono una legge-quadro di riforma dell’assistenza psichiatrica. Ma i “sacrificati” sono i disabili che “vivono” sulle spalle della previdenza, perché non lavorando vengono ritenuti i parassiti della società, agnelli da sacrificare sull’altare del sacrificio, della rinuncia, del risparmio della spesa pubblica.! ( cfr. Legge 6 agosto 2008 n.133 all’articolo 80 prevede un ingente Piano straordinario di verifica delle invalidità civili.!). Ma si domanda : perché, per fare qualche esempio non “guardare” nei porti e verificare quanti panfili o “barche” miliardari sostano, i riprovevoli ingaggi e stipendi ai calciatori, i finanziamenti ai partiti , per i quali malgrado i referendum non sono stati aboliti, .
    5.) Le Istituzioni sanno interpretare questa realtà e mettere da parte ambizioni e litigiosità per dedicare con umiltà un po’ più di tempo ai problemi di questo popolo di sofferenti e rinunciare, ad esempio, privilegi, viaggi all’estero, parate militari et similia? Ma non sono risparmi?
    Le Leggi Finanziarie passate riproposte, rivedute, riesaminate, hanno sempre “dimenticato” questi problemi che costituiscono un marcato disagio acuto che si ripercuote sul tessuto etico-sociale del nostro Paese.
    Non è illecito ammettere che : arroganza ed indifferenza non zittiscono la coscienza!
    Previte
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  5. Cristiani per servire
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    e-mail previtefelice@alice.it
    Il Presidente
    Diritto alla vita dei disabili.
    Appello al Presidente del Senato della Repubblica ed al Presidente della Camera dei Deputati.

    Mentre è in itinere l’iter parlamentare per la legge sul “fine vita”, pare che si vada uniformando, anche nel campo della disabilità, il “budget del ricoverato”, vale a dire che superato l’intervento finanziario predisposto dal Servizio Sanitario Nazionale il paziente, in qualsiasi condizione di salute si trova, viene dimesso dalla struttura ospedaliera, ancor più grave se agonizzante, in fase terminale ed in età avanzata, come pare ripeto, avviene nelle corsie ospedaliere italiane.
    Allora questa è pura eutanasia non mascherata e, se tale, legalmente autorizzata !
    Se le politiche contro la natalità, la vita, così come la manipolazione genetica e quel ” budget del ricoverato“ sono in fase di approvazione e di esecuzione, senza alcun dubbio allora dobbiamo pensare essere una congiura a livello politico che avverrebbe nelle n/s strutture ospedaliere in nome della libertà, del progresso e dei diritti individuali ed umani che si negano agli altri al fine di permettere l’eliminazione di esseri umani il cui diritto alla vita viene negato.
    L’opinione pubblica e noi con essa riteniamo doveroso, essenziale, improcrastinabile che il SSN o meglio il Ministro della Salute si uniformino al dovere di garantire a qualunque persona, specie quella diversamente abile, il diritto alle cure mediche, alla nutrizione ed all’idratazione come predisposto dall’art.25 lettera f della “Convenzione per i diritti delle persone con disabilità”.
    Per la eventuale disparità di trattamento questo non è configurabile con la Costituzione Italiana, fra altri , con l’art.3 che garantisce “pari dignità sociale e di condizioni personali”.
    Se le “proposte” di quelle metodologie della ( già ratificata) “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità” dell’ONU venissero applicate potrebbe subentrare la possibilità che tutti i disabili, possono correre il rischio di subire “violenze”, come pare quel “budget del ricoverato”, che, se vero, offende la dignità della persona e nega il diritto alla vita, valutazione che non abbiamo alcun dubbio considerare e con noi l’opinione pubblica essere una forma particolarmente crudele e di abbandono del malato, specie se disabile, agonizzante ed in stato avanzato d’età.
    Rivolgo urgentissimo appello ai Signori Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati onde chiarire quanto sopra esposto e che avevo “temuto” e “denunciato” nella mie Petizioni ancora giacenti nelle competenti Commissioni Parlamentari.

    Previte
    previtefelice@alice.it

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