Inchiesta mafia – massoneria, perquisita la Cassazione

Su richiesta della Dda di Palermo, il 17 giugno scorso otto persone sono state arrestate in varie località italiane con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo a sistemi informatici e rivelazione di segreto d’ufficio. Tra gli arrestati Rodolfo Gracini, faccendiere con solide amicizie in ambienti politici ed ecclesiatici romani, Michele Accomando, noto imprenditore di Mazara del Vallo arrestato nel 2007 per mafia e condannato a 9 anni e tre mesi di carcere, Calogero La Licata, funzionario del ministero delle finanze in servizio ad Agrigento, Guido Peparaio, impiegato del ministero della Giustizia in servizio presso la cancelleria del seconda sezione della Corte di Cassazione e Francesca Surdo, poliziotta palermitana impiegata nella segreteria del direttore del Servizio centrale operativo della polizia di Stato. In manette anche gli imprenditori agrigentini Calogero Russello, 68 anni, in passato già indagato per mafia, e Nicola Sorrentino. Secondo l’ipotesi investigativa su cui si fonda l’inchiesta denominata “Hiram”, il gruppo, composto da alcuni elementi direttamente aderenti (come Accomando) o comunque vicini a logge massoniche, si adoperava dietro il pagamento di ingenti somme di denaro per l’insabbiamento di processi penali in Cassazione, al fine di far maturare i tempi di prescrizione.
Tra le pratiche trattate, anche quelli di esponenti di spicco della mafia trapanese e agrigentina. Il costo di servizio si aggirava sui 20mila euro. Interessati al rallentamento dei procedimenti non sarebbero state solo famiglie mafiose ma anche semplici cittadini come Renato De Gregorio, ginecologo palermitano, condannato in appello per violenza sessuale e anch’esso destinatario di un provvedimento di custodia cautelare. L’inchiesta, è coordinata dai pm Fernando Asaro, Pierangelo Padova, sotto la guida del procuratore aggiunto Roberto Scarpinato e dello stesso procuratore capo di Palermo Francesco Messineo. Tra gli indagati a piede libero anche Stefano De Carolis, Gran Maestro della Serenissima Gran loggia Unita d’Italia, e il sacerdote gesuita Ferruccio Romanin, rettore della Chiesa di Sant’Ignazio di Roma, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver scritto lettere indirizzate ai giudici finalizzate a condizionare il giudizio su alcuni imputati di mafia. Tra le persone per le quali si sarebbe speso il sacerdote anche Epifanio Agate, condannato nel 2002 a 18 anni per traffico di stupefacenti, figlio del capomafia trapanese Mariano Agate.

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