Africa orientale, Oim: ”Aumentano i casi di tratta”

Africa orientale, Oim: ”Aumentano i casi di tratta”
In Tanzania, Kenya, Uganda e Burundi, incrociando le vie dell’emigrazione, i trafficanti sono sempre più spregiudicati: promettono cibo e sistemazione, invece sfruttano e riducono in schiavitù

In esclusiva da News from Africa

NAIROBI – I casi di traffico di esseri umani in Africa orientale continuano ad aumentare. Lo rivela il nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (Oim), La tratta nell’Africa orientale, indagine su Tanzania, Kenya, Uganda e Burundi, che analizza i fattori che facilitano il fenomeno nella regione, i mezzi e gli scopi del traffico, e le condizioni delle vittime.

Secondo il rapporto la probabilità di essere vittime di tratta è determinata dal genere, dalla condizione socio-economica e dalle aspirazioni personali. “Sono considerati elementi rivelanti le condizioni familiari, come la grandezza della famiglia, la morte di uno o di entrambi i genitori, il divorzio ma anche fattori comunitari come l’accesso ai servizi, le opportunità di lavoro, di educazione e formazione”, si legge nel rapporto che sottolinea come la domanda di manodopera, soprattutto nei settori agricolo e minerario, sia un altro dei fattori che alimentano il fenomeno, accanto allo sfruttamento sessuale e alla ricerca di lavoratori domestici. Ma nella regione, la tratta, sia interna che internazionale, è alimentata anche da scopi militari, dai matrimoni forzati e dai riti.

Attraverso interviste a cittadini vittime di tratta, l’Oim ha cercato di indagare sull’influenza dei diversi fattori. A cominciare dal lavoro. La migrazione per la ricerca di un’occupazione si incrocia nella regione al rischio di cadere nelle mani dei trafficanti. Rispetto alla situazione della comunità di origine delle vittime, secondo lo studio, mentre in un paese come l’Uganda si tratta di comunità con alti tassi di disoccupazione, in Tanzania il rischio più che col basso livello di occupazione è associato ai bassi livelli di reddito. Questo confermerebbe l’ipotesi che l’alta incidenza del fenomeno della tratta in alcune comunità sia legata al basso livello di reddito. Ma secondo Alice Kimani, funzionaria del programma di lotta alla tratta dell’Oim, non bisogna dimenticare gli altri fattori che alimentano il fenomeno: la ricerca di manodopera a basso costo e lo sfruttamento sessuale. “Spesso il mancato controllo da parte dei genitori fa sì che i bambini finiscano per essere sfruttati come lavoratori domestici o sessuali”, ha spiegato Kimani nell’intervista rilasciata a News from Africa nell’ufficio regionale dell’Oim. Secondo la funzionaria, tra le cause ci sono anche la povertà, la debolezza delle leggi, la discriminazione di genere e i matrimoni forzati.

Mehari Taddele Maru, coordinatore del Programma per le migrazioni della Commissione dell’Unione Africana, sostiene che è necessario il coinvolgimento dei media in una campagna contro il traffico di esseri umani. “Interventi ben informati potrebbero dare un contributo importante per comunicare gli effetti positivi delle migrazioni e mitigare al tempo stesso i suoi effetti negativi. Aumentando la consapevolezza sui pericoli dell’immigrazione illegale tra i potenziali migranti”, ha dichiarato durante un incontro intergovernativo sullo sviluppo, a Nairobi.

I conflitti, politiche governative insufficienti e legislazioni deboli favoriscono la creazione di un ambiente in cui i trafficanti agiscono nell’impunità e gli atteggiamenti e le convinzioni nei confronti di donne e bambini contribuiscono a aumentare il rischio che siano vittime di tratta. In Kenya uno dei fattori di rischio può essere risiedere fuori dal proprio paese di nascita o cittadinanza. In Tanzania, diversamente a quanto riscontrato in Uganda e in Kenya, è invece il basso livello di istruzione. Tanzania e Kenya sono poi i paesi in cui uno dei fattori di rischio è l’appartenenza a famiglie numerose: la morte di uno o di entrambi i genitori aumenta la possibilità di cadere nelle reti del traffico.

Il segretario permanente del Ministero della Giustizia e degli Affari costituzionali del Kenya, Amina Mohammed ha dichiarato che, con l’aumento del prezzo degli alimenti e del carburante, aumenterà il numero di persone che si vedranno costrette a cercare migliori opportunità in regioni e paesi più ricchi, e questo sia per vie legali che illegali. “Alcune di queste persone in cerca di una vita migliore – ha dichiarato – potrebbero cadere nelle mani dei trafficanti che, con sempre maggior spregiudicatezza, usano mezzi molto avanzati per pubblicizzare il loro ‘servizi’ illegali. Nella maggior parte dei casi si propongono come agenti di reclutamento di lavoratori”. E infatti gran parte delle persone intervistate dall’Oim hanno dichiarato di essere state attratte dall’offerta di possibilità di lavoro e buoni guadagni. Nella gran parte dei casi le offerte parlavano di lavori nell’industria turistica. Ma c’è anche chi – è il caso del 23 per cento degli intervistati in Uganda – dichiara di essere caduto nelle mani dei trafficanti con la promessa di cibo e di una sistemazione. E se una gran parte delle persone ha ottenuto il lavoro, altre sono finite nella prostituzione o sfruttate per lavori domestici. Con l’eccezione del Burundi, gran parte delle vittime non ha ricevuto il salario promesso. In Kenya e in Tanzania, più della metà delle persone intervistate è stata costretta alla prostituzione e a lavori domestici contro il proprio volere. Molti tra i cittadini di Uganda e Kenya ascoltati dall’Oim hanno dichiarato di essere stati costretti a avere rapporti sessuali, non necessariamente a pagamento.

Ma anche se il fenomeno della tratta continua ad aumentare, non tutto è perduto. Kenya, Uganda e Tanzania hanno dei disegni di legge che prevedono pene molto dure per i trafficanti. In Kenya la legge è stata redatta in linea con la Convenzione e il Protocollo Onu sul crimine organizzato transnazionale per punire e colpire i trafficanti di donne e bambini. Il Kenya ha firmato entrambi i documenti che prevedono, tra l’altro, il pagamento di indennizzi alle vittime della tratta. (Traduzione di Mariangela Paone)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.