Il vero prezzo

“Quanto costa?”

È questa la classica domanda che, specie in un momento di crisi economica come questa, ci facciamo quando dobbiamo acquistare qualche prodotto o servizio.
La domanda è sacrosanta ma a volte la risposta è limitata, parziale e non contempla tutto il costo sottostante a quella scelta.

Spesso la risposta è una cifra in euro che ci dice quanti soldi dobbiamo spendere in quel momento. È certamente un dato necessario da sapere ma, siamo sicuri di non voler conoscere anche gli “altri costi”?

Non ci interessa apprendere se, attraverso quella nostra scelta, l’ambiente in cui viviamo subisce un danno e quindi peggiora ad esempio, il livello di inquinamento dell’aria o dell’acqua? Non riteniamo utile sapere se quell’acquisto contribuisce a perpetrare situazioni di sfruttamento di bambini o intere popolazioni in territori vicini o lontani? Siamo interessati a essere informati del fatto che quell’azione che andiamo a compiere, può alimentare e far sviluppare sistemi di criminalità organizzata? Potrebbe condizionare la nostra scelta sapere che con quell’azione viene alimentato un sistema finanziario che è tra le principali cause della crisi che stiamo subendo?
Probabilmente si, ci interesserebbe saperlo e, il conoscere questo orienterebbe le nostre scelte di cittadini.

In tempo di crisi economica prolungata, come quello attuale che sta generando sacche sempre più evidenti di povertà, forse non tutti sono propensi a certi ragionamenti, ma è necessario domandarsi come mai siamo a questo punto e cosa possiamo fare per evitare dinamiche perverse che non eliminano il rischio di ritrovarci, sempre e ancora, in questa  situazione nel prossimo futuro.

È necessario “tradurre” in prezzo anche i costi sociali e ambientali delle scelte che facciamo. Per l’oggi,  ma anche per il futuro, per il luogo in cui viviamo, ma anche per i paesi lontani da noi. Questa “traduzione” non ci è offerta in maniera esplicita, ma ciò non diminuisce la nostra responsabilità soggettiva del comportamento che decidiamo di assumere.

Ci sono tanti modi di scegliere il consumo responsabile e oggi è più semplice di quanto si pensi. Ci sono le certificazioni e le etichette, ci sono i gruppi di acquisto solidale che selezionano a monte i produttori secondo criteri socio ambientali, e ci sono i negozi del commercio equo e solidale che promuovono solo prodotti che rispondono a questi requisiti sia per i prodotti dal sud del mondo che per le produzioni del “solidale italiano”. C’è la filiera corta e la possibilità di conoscere direttamente i produttori delle cose che acquistiamo.
Non solo, spesso prodotti che fanno bene all’uomo e all’ambiente, sono prodotti e commercializzati da cooperative sociali: una forma di impresa che promuove la mutualità e crea lavoro con particolare attenzione alle categorie più deboli.

Ogni volta che usiamo il portafoglio diciamo da che parte stiamo, scegliamo il mondo che vogliamo quale economia sosteniamo. Non fermiamoci solo al prezzo e guardiamo più in là, il prezzo giusto è quello che contibuisce anche ad un futuro migliore per il pianeta e per i nostri figli.

Fonte: BanconoteBlog Nazzareno Gabrielli – Responsabile Area Commerciale di Banca Etica

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