I paesi dell’UE potranno decidere autonomamente se autorizzare la coltura di organismi geneticamente modificati sul loro territorio.
Dopo decenni di accese discussioni, la Commissione propone ora di dare ai paesi membri il diritto di decidere se coltivare organismi geneticamente modificati sul proprio territorio.
L’UE manterrebbe la procedura europea di autorizzazione degli OGM, fondata su una valutazione scientifica della loro sicurezza. I singoli governi sarebbero però liberi di limitare o vietare, sulla totalità o su una parte del loro territorio, le colture autorizzate a livello UE.
Il commissario per la Salute John Dalli ha spiegato che l’esperienza dimostra che c’è bisogno di più flessibilità in materia.
I vari paesi dell’UE hanno infatti posizioni diverse sugli OGM ed è difficile che possano prendere una decisione comune.
Alcuni sono favorevoli agli OGM perché la loro resa è maggiore e sono più resistenti alle malattie e ai parassiti, mentre altri sono più sensibili ai potenziali rischi per la salute e per l’ambiente. Molti agricoltori temono che gli OGM possano contaminare le colture tradizionali e biologiche, impedendo di certificarle come esenti da OGM.
Rispetto ai massimi paesi produttori come gli USA, il Brasile e l’Argentina, la coltura di OGM nell’UE è poco diffusa. Finora vi circolano solo due varietà di OGM, e di queste una sola – un mais denominato MON810 – può essere venduta per l’alimentazione.
Il processo di autorizzazione a livello UE sarà migliorato sotto il profilo sia della protezione dei consumatori che del funzionamento del mercato interno.
Tocca ora ai governi nazionali e al Parlamento europeo approvare le proposte della Commissione.
Con una maggioranza imponente di 548 voti a favore, il Parlamento Europeo, il 5 luglio 2011, ha adottato la Relazione dell’On. Lepage sulla possibilità per gli Stati membri di limitare o proibire la coltivazione di ogm sul proprio territorio (non si tratta della clausola di salvaguardia). http://www.newsfood.com/q/7bfc96fa/ogm-cose-la-clausola-di-salvaguardia-e-come-ci-tutela/ http://edicolaeuropea.blogspot.com/2011/07/europa-ogm-si-al-diritto-nazionale-di.html
Nell’ipotesi in cui il nostro Paese decidesse di non coltivare OGM, la norma in oggetto è favorevole o contraria alla diffusione degli OGM nell’agricoltura italiana?
Per rispondere a questa domanda occorre considerare che in uno scenario di questo tipo gli OGM non potranno essere coltivati in Italia, ma potranno essere liberamente importati da altri Paesi limitrofi per l’alimentazione degli animali.
Personalmente credo che in assenza di una norma sull’etichettatura dei derivati ottenuti da OGM (carne, latte, uova, ecc.) http://www.newsfood.com/q/ad81d961/ogm-coldiretti-lattecarne-da-animali-clonati-serviti-senza-etichetta/
questa Legge possa essere un “Cavallo di Troia” per la diffusione degli OGM nel nostro Paese. In particolare, cosa potrà accadere quando, per esempio, soia e mais transgenici provenienti a basso prezzo dalla Romania potranno essere utilizzati per la nutrizione degli animali e origineranno prodotti che non saranno etichettati e che, quindi, avranno lo stesso prezzo di mercato di quelli ottenuti dagli animali allevati con mangimi convenzionali?
Accadrà che sul mercato saranno venduti indistintamente allo stesso prezzo, carne di animali alimentati con mangimi OGM (ottenuta ad un costo di produzione più basso) e carne di animali allevati con mangimi convenzionali (ottenuta ad un costo di produzione più elevato). Ovviamente il margine (profitto) ottenibile sarà maggiore per gli allevatori che utilizzano mangimi OGM rispetto a quelli che utilizzeranno mangimi convenzionali.
A questo punto il gioco è presto fatto, in quanto se non ci sarà etichettatura dei derivati anche gli allevatori che vogliono utilizzare mangime convenzionale saranno prima o poi “costretti dal mercato” ad utilizzare mangimi OGM (a parità di prezzo dei derivati, da OGM o da non OGM, il profitto è maggiore).
Occorre poi aggiungere che se l’Italia impedirà la coltivazione di OGM, ed in mancanza di una specifica etichettatura dei derivati, prima o poi ci saranno delle forti proteste da parte degli allevatori che vogliono liberalizzare gli OGM, i quali riterranno questo divieto un impedimento alla competitività delle loro produzioni.
In conclusione si può ipotizzare che il semplice impedimento della coltivazione di OGM in Italia, in mancanza di una specifica etichettatura dei prodotti derivati ottenuti dall’allevamento animale, determinerà delle differenze di reddito tra gli allevatori a tutto vantaggio di quanti tra loro acquisteranno i mangimi (OGM) dall’estero, mettendo poi in commercio prodotti derivati (carne, latte, uova, ecc.) indistinguibili dai prodotti italiani OGM free. Una vera beffa per gli allevatori e per i consumatori italiani, ai quali i prodotti OGM, al momento, e per varie ragioni, non risultano proprio graditi. http://multimedia.coldiretti.it/Raccolta_Documenti_Forum_Cernobbio_2008/Cernobbio%20indagine%20Swg.pdf