Bologna, ”tempi maturi per uno sciopero dei lavoratori immigrati”

Il Coordinamento migranti annuncia per sabato 6 dicembre un’assemblea provinciale sui temi del lavoro, del razzismo e contro la Bossi-Fini. Sene Bazir: ”Contro il ricatto del contratto di soggiorno per lavoro”


BOLOGNA – “Il momento di fare uno sciopero nazionale è arrivato, per i lavoratori immigrati e anche per tutti quelli che sono sfruttati”. Lo afferma Babacar Ndiaye del Coordinamento migranti di Bologna, annunciando l’assemblea provinciale del lavoro migrante che si terrà sabato 6 dicembre alle 15.30 nel centro Zonarelli di via Sacco. Con questo incontro l’associazione di cittadini italiani e stranieri attiva da cinque anni a Bologna vuole rilanciare la proposta di uno sciopero nazionale degli immigrati in ogni città. “A Parma, Brescia e Torino e anche in altri centri, i lavoratori migranti stanno discutendo delle loro condizioni – afferma Sene Bazir del Coordinamento di Bologna –. Abbiamo avuto molte adesioni: è molto diffusa la necessità di organizzare uno sciopero nazionale che metta in luce la nostra condizione di sfruttati e ricattati. La legge Bossi-Fini, infatti, consente di ottenere il permesso di soggiorno solo quando si lavora regolarmente, escludendo i moltissimi immigrati che lavorano in nero e senza alcuna garanzia”.

I lavoratori stranieri si stanno incontrando in varie città per organizzare una protesta unitaria: a preoccupare e pesare sulla loro condizione è il rischio costante di essere espulsi, ogni volta che finisce un contratto di lavoro. “Io lavoro da quindici anni in Italia – afferma Ndiaye – e se dovessi perdere il posto non potrei avere il rinnovo del permesso di soggiorno, e dovrei andarmene. In questo caso nessuno mi restituirebbe i contributi versati in tutti questi anni”.

L’assemblea di sabato sarà anche contro il razzismo sempre più diffuso, denunciano gli organizzatori, ricordando il recente episodio di Parma dove un ragazzo ghanese, Emmanuel Bonsu Foster, ha denunciato violenze da parte di alcuni vigili urbani e l’omicidio a Milano di Abdul, il ragazzo nato in Burkina Faso ucciso per un presunto furto. “La nostra condizione di lavoratori precari – ricorda Bazir – non riguarda solo noi, ma anche tanti italiani. Per questo vogliamo uno sciopero comune, senza aspettare i sindacati, che non arriveranno presto a una decisione comune sull’argomento. I lavoratori migranti contribuiscono al 10 per cento del Pil: vogliamo che i nostri diritti vengano riconosciuti”. (cr)

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