Ilo: cresce la disuguaglianza salariale e non si riducono le differenze di genere

In due terzi dei Paesi il divario tra le fasce più alte e quelle più basse è aumentato. E i salari delle donne, a parità di condizioni, continuano ad essere nei paesi più economicamente avanzati fino al 30% più bassi di quelli degli uomini

ROMA – Aumentano le disuguaglianze salariali e non si riducono, a parità di incarico e di preparazione, le differenze di trattamento tra i lavoratori e le lavoratrici. Sono due delle principali conclusioni contenute nel nuovo Rapporto Globale sui Salari dell’Ilo. In due terzi dei paesi analizzati la disuguaglianza salariale è aumentata. Solo una minoranza di paesi come Francia e Spagna ma anche Brasile, Messico, Venezuela e Indonesia sono riusciti a ridurre il divario che in generale è salito negli ultimi anni, soprattutto nei paesi colpiti da crisi economiche come l’Argentina, la Corea del Sud e la Tailandia o paesi come Bulgaria, Ungheria e Polonia. Tra i paesi più economicamente sviluppati in cui il divario è aumentato in modo più consistente ci sono la Germania e gli Stati Uniti. Non tutti gli aumenti hanno tuttavia un’unica spiegazione. Se in Argentina e Tailandia, per esempio, il divario è dovuto al peggioramento della condizione della fascia di lavoratori con i salari più bassi, nel caso tedesco e statunitense il dato è dovuto alla crescita sproporzionata degli stipendi delle fasce più alte rispetto ai livelli di reddito più bassi.

Per quanto riguarda la disuguaglianza di genere in termini di trattamento salariale il trend non cambia e la riduzione del gap rimane molto lenta. Nella gran parte degli Stati per cui i dati sono disponibili i salari delle donne sono tra il 30 e il 10% più bassi di quelli degli uomini. Nel caso dei paesi europei il rapporto è di 0,75 a 1, ma ci sono divari molto più ampi, soprattutto nei paesi asiatici. Secondo l’Ilo, non c’è una relazione diretta tra l’aumento dei salari e la riduzione delle disuguaglianze salariali tra uomo e donna. Il divario è particolarmente significativo tra i professionisti e nelle posizioni dirigenziali. Tra i lavoratori qualificati, inoltre, persiste anche il divario tra i salari di entrata di uomini e donne. E per queste ultime rimane difficile la conciliazione della vita lavorativa con la famiglia: la proporzione di quelli che l’Ilo definiti “part-time involontari” rimane molto alta. (mp)

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