Allarme nei call center, decine di nuove società ma nessuna garanzia per chi lavora

Società che chiudono e riaprono cambiando nome, ma anche altre che assumono giovanissimi con contratti a progetto rinnovati all’infinito. L’allarme dei sindacati e degli organismi di controllo

CAGLIARI – Uno ogni quarantadue è stato stabilizzato: nell’Isola i call-center sono sempre più territorio di precariato, con centinaia di giovani assunti e licenziati anche ogni mese e senza la minima garanzia contrattuale. È la percentuale sconcertante emersa dai controlli effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro che ha scoperto che solo 37 persone su 1570 che avevano un contratto a progetto è stata stabilizzata dai datori di lavoro. Non solo. Una sessantina di ragazzi, secondo quanto accertato dagli ispettori, avevano contratti per prestazioni occasionali, mentre di fatto svolgevano mansioni di lavoro subordinato a tutti gli effetti. Uno scenario sconcertante, emerso nei giorni a Cagliari in un convegno organizzato dalla Direzione provinciale per il Lavoro, ma che in questi giorni sta assumendo dimensioni ancor più impressionanti, anche perché in tutta l’Isola stanno comparendo valanghe di annunci per l’assunzione di operatori telefonici, richiesti da nuove società o semplicemente da vecchie aziende che, nel frattempo, hanno cambiato nome per evitare stabilizzazioni del personale.

L’allarme, lanciato nei giorni scorsi dalla direttrice della Direzione provinciale per il lavoro, Virginia Mura Cerchi, e dalla responsabile dell’ufficio legale Rosanna Collu, non è caduto nel vuoto. Ancora in queste ore, gli ispettori dell’Inps sono a lavoro per cercare di stanare i datori di lavoro che sfruttano i contratti a progetto oltre misura, costringendo spesso i lavoratori dei call-center ad assunzioni da un mese, rinnovate ogni volta, che quindi non maturano mai né ferie, né altri diritti essenziali. E basta una malattia o per le donne, peggio ancora, una gravidanza per dire addio a qualsiasi rinnovo. Ma se la legge obbliga a stabilizzare, in realtà c’è già chi ha trovato nuovi sistemi per aggirarla: come l’utilizzo degli interinali, anche per due settimane, che diventano dipendenti a tutti gli effetti dell’impresa (con turni e posizioni subordinate identiche agli interni), ma con busta paga rilasciata dalla società interinale. Una situazione che preoccupa anche i sindacati, anche perché solo con i recenti controlli l’Inps è riuscita a recuperare contributi non versati per oltre tre milioni di euro, mentre l’Inail ne ha ottenuto quasi 350 mila. Oltre una ventina i cal-center ispezionati, con otto trovati irregolari, dieci in regola e altri ancora sotto verifica. Quasi 400 lavoratori a progetto, infine, per gli ispettori della Direzione provinciale per il lavoro avrebbero avuto diritto a ottenere il contratto a tempo indeterminato. Un fenomeno che coinvolge spesso i giovanissimi: già a 30 anni, infatti, quasi tutti i lavoratori dei piccoli call-center risultano “Vecchi” anche per conquistarsi un contratto a tempo da un anno, vedendoselo rinnovare di mese in mese. (fp)

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